LE STIME DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO
In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore vengono riportate alcune delle conclusioni del dossier sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario messo a punto dalla Ragioneria generale dello Stato e aggiornata allo scorso mese di luglio. Tra le altre cose, i tecnici hanno provato a simulare l’impatto di una Quota 100 resa strutturale sui conti pubblici, arrivando alla conclusione che anche con un adeguamento biennale all’aspettativa di vita, ci sarebbe un aumento significativo della rapporto tra spesa pensionistica e Pil con un picco del 16,9% nel 2034. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, inoltre, le varie misure di riforma pensioni introdotte dopo la Legge Fornero comportano per il periodo 2019-2034 “ulteriori maggiori oneri pari in media a 0,24 punti di Pil l’anno”. Numeri, questi, che certamente non facilitano il varo di altri interventi previdenziali che aumentino troppo la spesa pensionistica per i prossimi anni. Men che meno una proroga di Quota 100.
IL DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE SUI LAVORI GRAVOSI
La commissione istituzionale sui lavori gravosi ha approvato un documento che sarà importante in vista del varo delle prossime misure di riforma delle pensioni. Domenico Proietti e Carmelo Barbagallo, rispettivamente Segretario confederale della Uil e Segretario generale della Uilp, spiegano infatti che “nel documento sono state individuate 31 categorie incrociando con criteri scientifici indici statistici forniti da Inps, Inail ed Istat che valutano l’onerosità fisica e psicosociale delle mansioni oltre che gli indici legati agli infortuni ed incidenti sul lavoro. Un documento arricchito anche da una valutazione sulla iniquità, più volte denunciata dalla UIL, dell’automatismo sull’incremento dell’età pensionabile. Questo è un importantissimo contributo per orientare le scelte che devono essere intraprese nella prossima legge di bilancio per definire una flessibilità più diffusa di accesso alla pensione intorno a 62 anni”. Proietti, insieme a Gianna Fracassi (Cgil) e Giulio Romani (Cisl) ha chiesto anche un confronto al Governo sulla riforma fiscale così che diminuisca la tassazione per lavoratori e pensionati.
IL PROBLEMA DEL SISTEMA CONTRIBUTIVO
Domani mattina davanti alla Prefettura di Latina è in programma una manifestazione sotto lo slogan “La pensione la vogliamo da vivi”. Come riporta latinaquotidiano.it, gli organizzatori evidenziano che “con gli attuali coefficienti di trasformazione pensionistici, ancora oggi basati sulla riforma Dini del 1995, infatti, è entrato in vigore per il calcolo della pensione un sistema di tipo contributivo, ossia fondato sul totale dei contributi versati dal lavoratore nel corso della propria vita lavorativa (rivalutati nel corso del tempo). In realtà dopo ventisette anni, rispetto ad allora l’entrata a regime di questo sistema comporta allo stato attuale un sistema di decurtazione della pensione del 25% con tutte le conseguenze che ne derivano, economiche e sociali. La nostra lotta è politica, ma apartitica, vogliamo mobilitare le persone e per questo manifestiamo davanti alle prefetture, per sensibilizzare il governo Draghi a far sì che si faccia carico di questo problema che presto esploderà con tutta la sua gravità”.
GOVERNO DRAGHI COME QUELLO MONTI?
In un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, Mauro Marino evidenzia che poco si sa in tema di riforma pensioni. “Non è che il Governo Draghi si comporta come quello del suo amico Monti che progettò nelle segrete stanze la terribile legge sulle pensioni e che in venti giorni la portò in Parlamento e la fece votare a tutti? Visto il pochissimo tempo rimasto probabilmente sarà così, le parti sociali saranno convocate solamente per essere messe al corrente, per essere informate di una decisione già presa nel suo impianto complessivo dove non ci sarà confronto dialettico ma una mera esposizione di cose già decise”. Marino trova anche incredibile che Draghi “su di un argomento che interessa milioni di cittadini lui non si sia mai pronunciato”. Dal suo punto di vista, “questo è un governo molto forte e di cui, per vari motivi, tutti i partiti hanno bisogno. Lo stesso patto segreto dei partiti della maggioranza e condiviso anche da Fratelli d’Italia per portare Draghi in carrozza a fare il Presidente della Repubblica né è la conferma”.
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI LA VECCHIA
Ernesto La Vecchia, Segretario regionale della Fismu Molise, spiega che “uno dei nodi irrisolti per dare un futuro alla professione e forza alle cure primarie e all’emergenza/urgenza è quello del personale medico”. Come riporta isnews.it, il sindacalista ricorda infatti che “sempre meno giovani professionisti vogliono essere medici di medicina generale. Un fattore, che unito alla pessima programmazione di questi anni, porterà alla deserticazione dei servizi, come denunciato anche dal presidente della Fnomceo, Filippo Anelli”. Dunque, “servirebbe una rivoluzione per cambiare il quadro attuale”, non solo tramite “una riorganizzazione con risorse adeguate” e una riforma della formazione, ma anche con un intervento di tipo previdenziale.
RIFORMA PENSIONI E LA SPINTA PER LA MEDICINA TERRITORIALE
La Vecchia propone infatti, “chiedendo un fronte comune con l’Enpam e Fnomceo”, di fare in modo che “la liquidazione che spetta ai professionisti a fine carriera non sia tartassata come succede adesso”, ma che sia invece “valorizzata equiparandola al Tfr dei medici dirigenti del Ssn. Un passo importante, anche se non risolutorio, per rendere la nostra professione un poco più attrattiva”. Se infatti i giovani scappano dalla medicina territoriale, è per “poche le prospettive di crescita, scarse le tutele, compensi bloccati da anni e una pensione, in prospettiva, sempre più povera”. Vedremo quindi se questo intervento potrà rientrare eventualmente tra le misure di riforma pensioni che dovranno essere varate nei prossimi mesi.
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