La pm di Modena, Claudia Ferretti, dopo oltre venti anni di servizio nella città emiliana sarà trasferita al Tribunale di Firenze dove svolgerà la funzione di giudice penale. “Motivi disciplinari”: così ha deciso il Csm, come riporta Il Fatto Quotidiano, alla luce dei fatti avvenuti lo scorso 19 febbraio, in piena zona rossa. In quella circostanza, la sostituta procuratrice di Modena era stata trovata a bere un aperitivo in un locale – una macelleria per l’esattezza – insieme ad un mafioso pluriomicida ergastolano.
Quel giorno i Carabinieri di Reggio Emilia erano impegnati nei consueti controlli sulle restrizioni anti-Covid quando si sono imbattuti in questo locale di Scandiano, trovando all’interno tre persone. Oltre al gestore ed alla pm Ferretti, anche un detenuto condannato all’ergastolo, il 65enne siciliano Pietro Armando Bonanno, accusato di associazione mafiosa, omicidio pluriaggravato, detenzione e porto abusivo di armi. L’uomo in quel momento era in stato di semilibertà.
Pm di Modena ed ergastolano pizzicati insieme: trasferita a Firenze
Lo scorso giugno con delibera il Csm ha annunciato il trasferimento della pm Claudia Ferretti da Modena al tribunale di Firenze. Parallelamente al procedimento disciplinare ne era stato aperto un altro per incompatibilità ambientale in cui la procura generale presso la Cassazione aveva chiesto di far svolgere al magistrato, in via cautelare, funzioni civili.
Per molti anni, stando a quanto reso noto dalla Gazzetta di Reggio, la Ferretti era stata pm di primo piano a Modena ed inoltre faceva le veci in sua assenza del procuratore Luca Masini. Numerosi i fascicoli che ha seguito per omicidio e casi rilevanti come quello sulla tela del Guercino sottratta a Modena nel 2014 e ritrovata 3 anni dopo a Casablanca. Quando fu trovata al tavolo con l’ergastolano intenta a fare l’aperitivo con un calice di vino, la Ferretti aveva spiegato alle forze dell’ordine di conoscerlo da tempo e di averlo semplicemente avvicinato per salutarlo prima che partisse per la Sicilia. Quindi si sarebbero messi a chiacchierare perdendo di vista l’ora ed il coprifuoco imposto all’epoca dalle norme anti-Covid. La Cassazione ha ritenuto l’ergastolano colpevole dell’omicidio di Pietro Ingoglia e del pastore Vincenzo Petralia. L’anomala frequentazione della pm con l’ergastolano ha indotto la commissione del Csm ad aprire una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale, poi interrotta per il trasferimento disciplinare a Firenze.