STORIA VERA “THE WALK” ISPIRATA A PHILIPPE PETIT IL FUNAMBOLO CHE FECE L’IMPRESA…
La messa in onda su Rai Uno del film “The Walk” fornisce lo spunto per parlare della storia vera di Philippe Petit, il funambolo francese che il 7 settembre 1974 realizzò la sua più grande impresa: camminare su un cavo sospeso per passare da una torre all’altra del World Trade Center, proprio le strutture rese ancora più celebri diversi anni dopo per gli attacchi dell’11 Settembre 2001. A quell’impresa Petit dedicò in seguito un libro intitolato “Toccare le nuvole“, da cui ha tratto ispirazione la pellicola oggi in onda su Rai Uno.
La sua traversata a oltre 400 metri di altezza nacque da lontano. Nato in una famiglia piccolo borghese di Nemours, una cittadina a sud di Parigi, il 13 agosto del 1949, da bambino Petit imparò trucchi di magia e prestidigitazione. Poco dopo imparò a fare anche il giocoliere. La sua passione più grande, però, venne a galla da adolescente, quando a 16 anni, da autodidatta, scoprì il funambolismo. Come riportato da Il Post, Petit ha raccontato: “Nel giro di un anno ho imparato a fare tutte le cose che si potevano fare su un filo“.
CHI È PHILIPPE PETIT PROTAGONISTA DI “THE WALK”?
Un talento cristallino Philippe Petit, che però faticava a trovare la sua dimensione. Attività del genere, infatti, non erano certo ben accette a scuola. Fu così che neanche maggiorenne il funambolo venne espulso da cinque diverse scuole. I motivi? Giocava a carte, derubava i docenti e rifiutava di fare gli esami. No, la scuola non era posto per lui. Negli anni seguenti Petit girò il mondo, fece l’artista di strada e commise anche qualche furtarello. “Fuggivo dalla polizia col monociclo“, ha raccontato a proposito, e “spesso restituivo la refurtiva: mi interessava rubare per la bellezza di farlo“. All’impresa che lo rese celebre in tutto il mondo Petit aveva cominciato a pensare a 17 anni. Precisamente dopo aver visto su una rivista, nella sala d’attesa di un dentista, il progetto di costruzione delle torri. Il suo approccio era quanto mai professionale: ogni traversata era preceduta da numerosi sopralluoghi e da un’accurata scelta dei materiali (su tutti, il filo) tenendo conto delle condizioni esterne. Ovviamente Petit non ottenne alcuna autorizzazione, dunque per condurre in porto l’impresa gli ci vollero fortuna e fantasia. Esempio? Il travestimento da giornalista di architettura che doveva intervistare gli operai.
La traversata vera e propria ebbe inizio alle 7.15 del mattino del 7 agosto 1974. Petit, scrive Il Post, “fece avanti e indietro per otto volte sul cavo di acciaio lungo più di 60 metri, vestito di nero e con un’asta per tenersi in equilibrio: camminò, si sdraiò sul filo, si inginocchiò e salutò gli spettatori-osservatori che nel frattempo avevano preso a osservarlo e applaudirlo“. Quando la polizia arrivò sul posto, gli ordinò di fermarsi. Petit ad un certo punto lo fece e venne arrestato. Agli agenti disse: “Quando vedo tre arance, faccio il giocoliere, quando vedo due torri, ho voglia di passare da una all’altra“. Il procuratore distrettuale di New York mostrò di aver compreso il suo spirito: tutte le accuse nei suoi confronti caddero. Petit fu condannato ad esibirsi per i bambini a Central Park.