Se dobbiamo imparare a convivere con il Covid, allora sarebbe molto utile affidarsi ai test salivari, più che ai tamponi molecolari. Non solo per comodità, e quindi per una questione meramente pratica, ma anche economica. I dubbi dei mesi scorsi sull’affidabilità di questi test sono stati spazzati via con le migliore che sono state apportate. Il test salivare sviluppato, ad esempio da The Rockfeller University ha superato i tamponi molecolari. Il professor Robert B. Darnell appena è scoppiata la pandemia, con i test che scarseggiavano, ha sviluppato un test interno per identificare i casi positivi all’interno dell’università. Questo test si è rivelato essere non solo più facile, ma anche più sicuro da somministrare rispetto a quelli disponibili attualmente. Infatti, è stato usato decine di migliaia di volte negli ultimi nove mesi per identificare e isolare i contagi nel campus.
Un nuovo studio su PLoS conferma che questo test salivare funziona altrettanto bene, se non meglio, dei tamponi nasofaringei autorizzati dall’FDA. In un confronto su 162 persone, “DRUL” (questo il nome del test sviluppato dal Rockfeller) ha individuato tutti i casi positivi, tra cui quattro che invece i tamponi “tradizionali” non avevano individuato, di persone che poi hanno sviluppato una forma sintomatica del Covid.
TEST SALIVARI SENSIBILI E SICURI: LO STUDIO USA
«Questa ricerca conferma che il test che abbiamo sviluppato è sensibile e sicuro», ha dichiarato il professor Robert B. Darnell. I ricercatori hanno anche valutato la capacità di rilevamento di questi test salivari, cioè quante copie virali può catturare per volume. Ebbene, rileva una singola particella virale in un microlitro di saliva, un dato paragonabile a quello dei test più sensibili. Peraltro, è poco costoso, un aspetto tutt’altro che secondario quando si vuole garantire un’eccellente sorveglianza all’interno di una comunità. I vantaggi offerti sono diversi: ad esempio, servono solo reagenti standard. Questo test salivare costa circa 2 dollari.
Nello Stato di New York questo test diagnostico è stato già approvato ed è ampiamente usato nel campus: dai dipendenti essenziali si è passati ad un programma di screening settimanale gestito proprio dal laboratorio che lo ha sviluppato. In questo modo hanno riaperto in sicurezza, garantendo la didattica in presenza. Ora si sta diffondendo in altri campus: ad adottarlo anche l’Università di Washington, Università della California Berkeley, la Columbia University, la Michigan State University, il Massachusetts Institute of Technology e il Max Planck Institute.