I media “democratici” euroamericani strillano contro Elon Musk, pronto a spegnere Starlink in Ucraina per spingere il cessate il fuoco voluto da Donald Trump. Come in altri casi, quando dipingono il patron di SpaceX come un cinico capitalista mercenario dimenticano di raccontare e commentare la storia dall’inizio.
Trascurano di ricordare che Starlink è stata stesa a protezione di Kiev su richiesta pressante del presidente dem Joe Biden. Non ricordano che – nell’aprile 2022 – fu un iniziale regalo di Musk, che donò all’Ucraina in via umanitaria due terzi dei primi 5mila terminali-satellite costruiti da SpaceX. Strumenti che avrebbero dovuto sopperire ai danni provocati dalla guerra alle comunicazioni civili ucraine. Già l’anno dopo, invece, la controffensiva di Kiev – sostenuta dalla Nato a traino Usa dem – trasformò Starlink in un’arma spaziale, e Musk si lamentò pubblicamente che Volodymyr Zelensky si fosse spinto “troppo lontano” nell’uso di una tecnologia sviluppata per strette finalità civili.
Resta il fatto che le molte decine di terminali-satellite di Starlink sono stati per quasi tre anni un’armata tecno-virtuale di “stivali sul campo” americani in Ucraina, votati a una lunga “guerra fino alla vittoria definitiva” voluta da Biden.
Ora alla Casa Bianca è stato eletto democraticamente – non per scelta di Musk – un presidente che vuole la “fine delle ostilità subito” fra Ucraina e Russia. E se Big Tech – e non solo Space X – emerge come pervasiva nel continuare a determinare la potenza militare degli Usa, pare inutile che il Washington Post se ne accorga ora: avrebbe forse potuto sostenere con forza la richiesta di un’indagine parlamentare su Starlink in Ucraina caldeggiata dalla dem radicale Elizabeth Warren. Ma avrebbe disturbato il bidenismo guerrafondaio del Deep State washingtoniano, alla fine schiantatosi nelle urne.
I giornalisti del WP sono oggi in rivolta contro i condizionamenti neo-trumpiani dell’editore Jeff Bezos, ma la loro “indipendenza democratica” non li ha mai spinti finora a raccontare a fondo la crescita del nuovo “complesso militar-industriale”, avviatasi ben prima che Musk fosse nominato “Doge” nell’amministrazione Trump. Perché Starlink – anche con contratti con la Nasa – decolla durante gli anni di presidenza Obama. A cavallo della Prima guerra ucraina, per la quale il vicepresidente Biden fu inviato speciale della Casa Bianca.
E quando Musk è stato inizialmente accusato di “filoputinismo” perché Starlink non seguiva rigorosamente gli spostamenti del fronte, è continuato il semi-silenzio stampa sul fatto che la Crimea è occupata dalla Russia fin dal 2014: senz’alcuna reazione da parte del primo presidente Usa insignito del Nobel per la pace. A parte le prime sanzioni antirusse cui fu obbligata la Ue. “Fuck the EU” disse al telefono – all’ambasciatore Usa a Kiev – Victoria Nuland, alta funzionaria del Dipartimento di Stato per gli affari eurasiatici e ultimamente sottosegretaria di Stato nell’amministrazione Biden.
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