Tra i sostenitori della raccolta firme per proporre un referendum abrogativo delle norme sul green pass c’è Carlo Freccero, ex consigliere di amministrazione della Rai nonché ex direttore di Rai 2. In una lettera pubblicata oggi da “La Stampa” ha spiegato le ragioni della sua posizione. Decisivo è stato il ragionamento dell’avvocato Paolo Sceusa, il quale «ha lanciato un accorato appello al diritto internazionale prima di denunciare il comportamento del nostro governo, oltremodo scorretto nell’incrinare il patto di lealtà tra istituzioni e popolo». Freccero ha evidenziato che è stato omesso un concetto fondamentale indicato nel «testo della Gazzetta Ufficiale Europea». Il riferimento è evidentemente all’articolo 36 del regolamento Ue sul green pass, che in realtà è un “considerando”, quindi non ha valore di norma. In quello stesso regolamento c’è l’articolo 11, che invece ha valore di norma, secondo cui gli Stati membri possono introdurre ulteriori restrizioni alla libertà di circolazione «per motivi di salute pubblica».
Ma torniamo a Carlo Freccero, il quale assicura di aver riflettuto bene prima di scendere in campo contro il green pass. «Il mio ruolo è quello di esperto della comunicazione e, in quanto tale, non ho potuto fare a meno di rilevare la massiccia campagna di propaganda e disinformazione condotta dai media mainstream con un’unanimità che non ha precedenti nella storia del paese».
GIANNINI VS FRECCERO “TESI INFONDATE”
Carlo Freccero nella sua lettera a “La Stampa” si è rivolto anche a quegli amici che ritengono che il referendum sia un autogol, «giacché l’obbligo vaccinale verrà meno con l’introduzione delle cure che renderanno illegale un vaccino privo di autorizzazione e giustificato solo dall’emergenza». Per lui c’è molto di più dietro il green pass, che «è destinato a diventare l’embrione della futura tessera di identificazione digitale a cui mira il “Grande Reset” in via di attuazione». Quindi, per Freccero il popolo, «come accade in tutte le democrazie, farsi soggetto e decidere se desidera o meno proseguire per la strada tracciata dalle élite». In quest’ottica, il referendum è destinato «ad aprire finalmente un dibattito ampio su tutti questi quesiti aperti».
Il direttore Massimo Giannini ha pubblicato anche la sua risposta per precisare di essere in disaccordo. «Respingo con forza le sue accuse di “disinformazione” rivolte ai “media mainstream”. Non condivido le sue tesi sul “Grande Reset” che, nonostante il fascino sottile e a volte perverso delle teorie del complotto, mi pare totalmente infondata, nel senso che non trova alcun fondamento concreto nella realtà dei fatti». D’altra parte, ha deciso di pubblicare la lettera di Freccero perché ne apprezza la «vivacità intellettuale» e in quanto crede «nel pluralismo dell’informazione» che può far risaltare la fallacia di certi pareri.