Botta e risposta a distanza, con toni per nulla distesi, tra i due giornalisti Massimo Fini e Massimo Gramellini. Lo scorso 17 settembre, all’interno della sua rubrica “Il Caffè”, tra le pagine del Corriere della Sera, aveva lanciato un riferimento velato proprio al collega nel trattare il tema della presa di potere in Afghanistan. “Tornano alla mente le lucide analisi di certi pensatori italiani che per puro odio verso l’America e i valori occidentali sono arrivati a dipingere i talebani come valorosi guerrieri tutti d’un pezzo”, aveva scritto.
Il pensiero non è passato inosservato a Massimo Fini, che ha voluto rispondere attraverso un articolo pubblicato sul Foglio. Il saggista ha rivolto parole certamente non di elogio al collega. “Un tipico “apre bocca e gli dà fiato” seriale, perché ha una rubrica quotidiana sul Corriere della Sera, Il Caffè, è Massimo Gramellini. Io credo che il primo dovere di un giornalista sia quello di documentarsi, soprattutto quando entra in campi di cui non si è mai occupato”, ha sottolineato.
Fini contro Gramellini: il botta e risposta
Massimo Fini si è scagliato contro Massimo Gramellini accusandolo, in particolare, di avere basato l’intervento della sua rubrica Il Caffè su una falsa notizia, ovvero quella relativa alla morte di Baradar, l’attuale presidente provvisorio dell’Afghanistan, per mano dei suoi avversari politici, ovvero gli Haqqani. “Con i piedi poggiati su questa fake news costruisce il suo articolo che è un attacco nei miei confronti, ma senza fare il mio nome”, scrive.
Da qui l’attacco anche al Corriere della Sera, che ospita la rubrica di Massimo Gramellini. “Un attacco nel modo viscido che è il costume del “giornale più vile d’Italia” come lo definii in un’intervista che mi fece Beppe Severgnini. E Severgnini, molto all’inglese, non batté ciglio perché non è Gramellini”, ha aggiunto. Successivamente, nell’articolo, Massimo Fini espone il suo parere sul tema relativo ai talebani.