Una settimana fa, a Prato, un prete di 40 anni è stato arrestato per traffico di droga e per appropriazione indebita: la storia di don Francesco Spagnesi ha fatto rapidamente il giro della rete, dei social media e delle testate giornalistiche e proprio in queste ore il sacerdote ha deciso di rompere, attraverso i suoi avvocati, il silenzio nel quale si è rinchiuso nei giorni passati. Sulle colonne del “Corriere della Sera” campeggiano le sue dichiarazioni: “Il vortice della cocaina mi ha inghiottito. La droga mi ha fatto tradire i miei parrocchiani, mi ha spinto a raccontare menzogne, mi ha fatto compiere azioni delle quali mi vergogno. Adesso sono sieropositivo. Chiedo a tutti perdono”.
Non soltanto: il religioso ha affermato che restituirà tutti i soldi che per acquistare la droga ha sottratto alla curia e alla carità dei suoi parrocchiani: “Saranno tutti rimborsati. Venderò tutto quello che è di mia proprietà, anche la casa di montagna”, ha promesso il parroco nel corso di un approfondito dialogo con i legali difensori Federico Febbo e Costanza Malerba. Intanto, il prete ha già iniziato a stilare una lista dei parrocchiani che hanno effettuato le loro donazioni.
PRETE ARRESTATO PER DROGA: “SONO DIVENTATO ANCHE SIEROPOSITIVO”
Non soltanto i problemi connessi al traffico di droga, però: il religioso ha anche rimediato l’accusa di tentate lesioni gravissime in relazione alla sua sieropositività. Tuttavia, in relazione a questo argomento, don Francesco Spagnesi ha commentato come segue: “Non ho detto niente perché ero in cura, prendevo dei medicinali antiretrovirali e dunque non ero contagioso, anche se per alcuni mesi ho interrotto la terapia”.
Tuttavia, ha voluto precisare l’avvocato Febbo che anche in questo caso “il mio cliente probabilmente non era contagioso, perché, come spiega la medicina, l’effetto immunizzante cessa soltanto dopo un periodo di tempo valutato in diversi mesi”.