Si è tenuta a Bologna la sesta edizione del Festival della Partecipazione, promosso da ActionAid Italia, Cittadinanzattiva e Legambiente in collaborazione con la Fondazione per l’Innovazione Urbana. Ci si è confrontati sulle modalità tramite le quali ottenere la miglior trasparenza confrontando l’esperienza di altri Stati dell’Unione europea.
Il Pnrr è stato dunque al centro anche di questo appuntamento, a testimonianza di quanto esso sia considerato impresa cruciale per il sistema-Paese. «Il Piano è un patrimonio per l’Italia», ha nuovamente sottolineato Enzo Amendola, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli affari europei (intervista di T. Coluzzi in fanpage.it del 19 settembre). Infatti, il Pnrr ha dimensioni imponenti non soltanto sul piano quantitativo: il suo valore – almeno in astratto, giacché le risorse finanziarie verranno “liberate” progressivamente solo se i progetti saranno eseguiti rispondendo alle condizionalità poste dall’Unione europea – va molto oltre i 200 miliardi di euro. Soprattutto sul piano qualitativo rappresenta un’opportunità unica (qualcuno ha detto: l’ultima) per far uscire il nostro Paese dalla situazione di stagnazione e di precipizio nell’abisso del debito pubblico. L’aspirazione è quella di innescare il processo di crescita con un’attenzione particolare alla sua sostenibilità sul piano sociale e ambientale.
Il Pnrr italiano contiene più di duecento “azioni”: una sessantina di riforme e tanti progetti di investimento che dovranno tradursi in plurimi affidamenti pubblici destinati in gran parte a essere gestiti a livello di enti pubblici locali territoriali (l’Italia dei Comuni!). La gran parte di questi progetti è d’altro canto destinata ai cittadini, al fine di innalzare la qualità della loro vita.
E proprio perché il Pnrr li riguarda direttamente, i cittadini dovrebbero avvertire la responsabilità (conseguente all’esercizio dei diritti discendenti dallo status di cittadinanza) di conoscere e verificare quale impiego trovino le tante risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea; per quali specifici progetti; se questi ultimi si dimostrino efficaci e aderenti allo scopo per il quale sono stati preordinati; ecc.
I cittadini possono già ora partecipare tramite strumenti di monitoraggio sia per essere informati, sia per valutare l’agire delle varie pubbliche amministrazioni.
La trasparenza è infatti uno strumento di democrazia, e il monitoraggio civico le dà concretezza: esso offre alla persona la possibilità di essere cittadino consapevole perché informato; e alla Pubblica amministrazione – che, ricordiamo, ha la propria ragion d’essere nell’assicurare la razionalità nella gestione degli affari pubblici tramite imparzialità, neutralità, competenza, efficienza – di aumentare la propria credibilità (indicata spesso col vocabolo inglese accountability), nei confronti dei cittadini medesimi.
Il monitoraggio, insomma, è un “gioco” che aiuta l’intero Paese perché rafforza la fiducia nelle istituzioni pubbliche e ne aumenta conseguentemente la stabilità.
L’attività di monitoraggio consiste nel trasformare un’esigenza sociale in mobilitazione civica.
La gravità del momento e l’imponenza del progetto europeo per consentire ai propri Stati membri di fronteggiare gli effetti della pandemia, ma anche di porre le basi di una crescita sostenibile, dovrebbero indurre in ciascuno di noi l’esigenza di “accompagnare” il lavoro della Pubblica amministrazione con il nostro impegno a conoscere.
Parlando del Pnrr, il Presidente Mario Draghi, nel discorso di presentazione in Senato del programma di governo il 17 febbraio scorso disse: «Nei momenti più difficili della nostra storia l’espressione più alta e nobile della politica si è tradotta in scelte coraggiose, in visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili. Perché prima di ogni nostra appartenenza viene il dovere di cittadinanza».
La cittadinanza di cui parla il Presidente Draghi non è solo quella italiana, ma anche quella europea. Vorremmo dire, ancor meglio: è la cittadinanza responsabile, dove la titolarità di diritti è sorretta dai doveri. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, all’art. 29.1, afferma che «Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità». Richiama a responsabilità e doveri pure la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, in vigore dal dicembre 2009, secondo la quale «il godimento di (…) diritti fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come pure della comunità umana e delle future generazioni». Espressione, quest’ultima, che ci riporta al titolo che l’Unione ha voluto dare alla propria manovra finanziaria miliardaria: appunto definita NextGenerationEU.
In tanti reputano che un adeguato coinvolgimento della società civile al riguardo sia «uno dei frutti della responsabilità degli italiani e della straordinaria ricchezza delle comunità. Non va delusa e dispersa» (De Bortoli, in Corriere della Sera del 25 luglio). Del resto secondo il Ministro Brunetta adesso «siamo all’ultimo miglio, quello della messa a terra dei progetti e dell’appropriazione collettiva del Pnrr, che devono andare di pari passo. L’enorme dispiegamento di energie, di risorse e di interventi dai palazzi deve arrivare nelle case di ogni cittadino, nelle sedi di ogni impresa, nelle aule di ogni università».
Al Festival della Partecipazione è stato invitata a partecipare anche LIBenter, iniziativa che ha come promotori Università Cattolica, Libera, Fondazione Etica e Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro-CNEL. Nell’acronimo che ne costituisce il nome è racchiuso il significato dell’iniziativa: per «L’Italia BEne comune Nuova Trasparente Europea Responsabile».
Al Festival è stato comunicato che a essa si sono già associati altri enti, quali Openpolis, ISFORT (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti), Gran Sasso Science Institute-GSSI, Agricoltori Solidarietà e Sviluppo-ASeS, Italian Institute of Science, Tecnology and Engineering of Architecture-ISTeA, Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche-INAPP e Monithon. Aderisce pure l’Osservatorio civico Pnrr, creato da ActionAid e da Cittadinanzattiva. La finalità è proprio di garantire la trasparenza nell’esecuzione del Pnrr e di dare alla Pubblica amministrazione la consapevolezza di un controllo sociale diffuso e collaborativo esercitato dai cittadini, nel quadro di un diritto di cittadinanza sostanziale, responsabile, fondata appunto sulla conoscenza.
LIBenter ha un obiettivo, semplice da comprendere ma di ambiziosa realizzazione: rendere monitorabili i progetti (almeno selezionandoli tra i più significativi) contenuti nel Pnrr. Per raggiungere quest’obiettivo si lavorerà su tutto l’arco temporale (2021-2026 e oltre) di attuazione del Pnrr, affinché ciascun progetto scelto sia ben eseguito, accompagnandone l’esecuzione tramite il coinvolgimento della cittadinanza organizzata in équipes di esperti e in comunità monitoranti, facendo capo ad associazioni del “terzo settore” (si veda al riguardo il codice adottato con decreto legislativo 117 del 2017)
Un primo risultato, atteso a breve, consiste nella costruzione di un modello scientifico di monitoraggio, di una sorta di semplice “manuale di istruzioni” indirizzato a quanti si vorranno far coinvolgere in questo esercizio di cittadinanza appunto attiva e consapevole. LIBenter è inclusivo, intende mettere insieme competenze e professionalità diverse, per proteggere un bene comune, il Pnrr.
Il modello è in corso di elaborazione a opera di un gruppo di lavoro, insediatosi in Università Cattolica, composto da economisti, giuristi, sociologi ed esponenti della società civile. La proposta di una comune metodologia, flessibile e concreta, di osservazione applicabile alla gran varietà di progetti compresi nel Pnrr renderà comparabili fra loro – ecco il secondo risultato – i risultati dell’attività di monitoraggio, attività svolta da chi potremmo anche chiamare i “cani da guardia” (watch dogs) della Pubblica amministrazione.
Di quest’attività va sottolineato che la si può realizzare tramite l’uso – ecco il terzo risultato – di una piattaforma digitale, dedicata all’iniziativa, che si “aggancerà” al sistema informatico che il Governo italiano si è impegnato a costruire per rendere trasparente l’esecuzione del Pnrr (si veda la Legge di bilancio per il 2021, art. 1, comma 1043).
Poiché il monitoraggio è un’attività difficile – che ha senso solo se fatta da chi ne ha esperienza e competenza – un quarto risultato atteso consiste nella divulgazione e nel conseguente insegnamento, anche al di fuori del Pnrr, di un metodo di valutazione sistematica delle politiche pubbliche.
L’auspicio è che grazie al Pnrr il nostro Paese impari non soltanto a programmare gli interventi pubblici, sulla base di una metodologia che l’Unione europea sta cercando di radicare nei propri Stati membri, ma anche a sviluppare nei cittadini la passione – perché no? – per la trasparenza amministrativa.
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