A Napoli, nel rione Sanità, è stata scoperta una tipografia che stampava falsi Green Pass, il passaporto vaccinale. Una truffa bella e buona architettata in ogni suo dettaglio e utilizzando un QR Code reale, ma che fortunatamente è stata sventata dalle forze dell’ordine. Del caso di Napoli se ne è parlato stamane in diretta su Rai Tre, durante il programma Agorà Extra, e a riguardo è stato intervistato Girolamo Lacquaniti portavoce dell’associazione nazionale funzionari polizia. “Stiamo facendo una serie di controlli – ha spiegato l’esponente delle forze dell’ordine – ad agosto sono state denunciate migliaia di persone che avevano acquistato falsi green pass via internet”.
La fortuna in questi casi, come ricorda Lacquaniti è che le persone che vendono falsi green pass hanno bisogno di farsi pubblicità “Di conseguenza sono state tante le persone denunciate”. In merito invece al caso dei medici che rilasciano falsi green pass, così come scoperto negli scorsi giorni a Roma: “I medici che rilasciano falsi certificati commettono il reato di falso ideologico e se il medico prende soldi il reato diventa ancora più grave addirittura si rientra nell’ipotesi di corruzione: il codice penale non ha alcuna simpatia verso queste persone”.
NAPOLI, TIPOGRAFIA PER FALSI GREEN: “C’E’ IL RISCHIO DI REATO DI EPIDEMIA COLPOSA”
Sui social, in cui spesso e volentieri vengono pubblicizzati falsi green pass: “Sono facilmente pizzicabili soprattutto in Italia – ha proseguito il poliziotto – come molti sanno purtroppo le piattaforme che gestiscono questi servizi sono all’estero e questo non ci facilita il lavoro dal punto di vista della prevenzione. Quelli che operano nel nostro territorio hanno già ricevuto avvisi di garanzia o sanzioni del caso”.
Quindi il portavoce dell’associazione nazionale funzionari polizia continua: “Chi acquista falsi certificati cosa rischia? Bisogna capire se si ha concorso o meno nella falsificazione del certificato. Il minimo è l’uso di atto falso e anche il possesso è un illecito. Se io violo la legge dello stato e causo un contagio posso anche rientrare nell’accusa di epidemia colposa e nel massimo sono 12 anni. Ci vuole un po’ di consapevolezza su cosa rischiano: se si genera un cluster violando una legge le conseguenza possono essere molto gravi. Chi manda un qr code cosa rischia? Si rischia la sanzione amministrativa, se mentono sulla loro identità rischiano anche false dichiarazioni. Quindi c’è solo l’imbarazzo dalla scelta, si va da una sanzione a reati come delitti”.