Un infermiere 43enne di Palermo, vaccinato con doppia dose, è ricoverato in terapia intensiva in gravi condizioni a causa del Covid. Lo ha reso noto Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up: “In queste ore, come ci riferiscono i nostri referenti, l’uomo, originario di Palermo, sarebbe in fin di vita per una gravissima forma di polmonite. È stato trasferito sabato scorso dalla Terapia intensiva dell’ospedale Cervello di Palermo, all’Istituto Mediterraneo trapianti per essere sottoposto a respirazione extracorporea (Ecmo), ultima possibilità per salvargli la vita”.
“Come tanti colleghi, otto mesi fa aveva completato il ciclo vaccinale. Chiediamo a questo punto seri e dettagliati approfondimenti. E non accettiamo, in alcun modo, che tutto ciò finisca nel calderone, ‘timbrato’ come un fatto normale e sfortunato, che rientra nella della mera casistica di quel 5% di inefficacia del vaccino anti-Covid. Ribadiamo – ha aggiunto Antonio De Palma nella nota – la nostra richiesta pubblica al Ministero della Salute, affinché delle motivazioni dei tanti contagi tra gli operatori sanitari sia data contezza attraverso studi ed approfondimenti specifici. Non riteniamo bastevoli meri e variegati pareri, ancorché meritevoli della massima attenzione quando resi da autorevoli personalità del mondo scientifico: i nostri infermieri chiedono posizioni ufficiali sostenute da evidenze scientifiche”.
PALERMO, GRAVE INFERMIERE VACCINATO: “DATI SU COPERTURA CONTRO VARIANTE DELTA”
A proposito dell’infermiere di Palermo vaccinato con doppia dose che ora si trova ricoverato in gravi condizioni in terapia intensiva, il presidente del sindacato Nursing up ha detto: “Chiediamo di conoscere quali sono i livelli di copertura immunitaria del vaccino rispetto alla variante Delta. Chi ci assicura che siano gli stessi della variante originaria Alfa? Siamo certi si tratti ancora del 95%, oppure l’efficacia si è ridotta?”.
Secondo Antonio De Palma, “governo e Regioni si sono trincerate troppo spesso dietro quella piccola percentuale (circa il 5%) di persone che sarebbero refrattarie al vaccino, dimenticando che siamo alle prese con vite umane, prima ancora che con professionisti della sanità. Il contributo che abbiamo pagato, in termini di decessi e di contagi, noi infermieri italiani, è pesantissimo. E i dati Inail ribadiscono in modo schiacciante che l’82% degli operatori che si sono infettati sono infermieri. Sabato scorso al Cervello di Palermo è stato chiuso il reparto di Nefrologia e dialisi. Ci raccontano anche di un altro focolaio in una Rsa laziale con numerosi operatori contagiati. Tutto questo non può lasciarci insensibili”.