Sulla tachipirina arriva un nuovo studio, coordinato da due esperti di Roma e di Pavia e pubblicato sulle colonne del “Journal of Medical Virology”, che ribalta completamente la prospettiva per quanto riguarda il protocollo anti-Covid. La notizia viene pubblicata sulle colonne del quotidiano “La Verità” in edicola oggi e, sostanzialmente, afferma che il paracetamolo incrementa il rischio di ricoveri con polmonite ed esiti infausti, soprattutto tra le persone più anziane.
A sottolinearlo è un gruppo di ricercatori di varie università italiane, coordinati dal neurochirurgo Sergio Pandolfi di Roma e dal professor Giovanni Ricevuti dell’università di Pavia (i due esperti di cui riferivamo poche righe fa): il lavoro condotto conferma che la tachipirina aumenta il rischio di evoluzione negativa del Covid. In particolare, riporta “La Verità”, “l’effetto del paracetamolo è quello di ridurre le scorte di glutatione, una sostanza naturale che agisce come antiossidante. La carenza di questa sostanza può portare a un peggioramento dei danni legati all’infiammazione causata dall’infezione da Coronavirus”.
TACHIPIRINA, STUDIO ITALIANO: “NEGLI ANZIANI CON COMORBILITÀ RISCHI DI RICOVERO AUMENTATI NOTEVOLMENTE”
Ma cos’è il glutatione? Si tratta del più importante degli antiossidanti prodotti dal nostro organismo, imprescindibile nella battaglia ai radicali liberi. Una sorta di barriera naturale indispensabile per stare bene, ma che il virus SARS-CoV-2 tende a impoverire: adesso, si sarebbe scoperto che la tachipirina la annienterebbe del tutto: “L’uso del paracetamolo per trattare a casa i sintomi lievi del virus, in particolare negli anziani con comorbilità, ha notevolmente aumentato il rischio di ricovero per dispnea da polmonite interstiziale – hanno aggiunto i ricercatori –, accrescendo così l’enorme preoccupazione di affollare le unità di terapia intensiva”.
“La Verità” ricorda poi come altri due luminari, Piero Sestili e Carmela Fimognari, abbiano studiato l’effetto del paracetamolo sul consumo di glutatione, giungendo alle medesime conclusioni di Pandolfi e Ricevuti, così come fatto da una ricerca condotta dall’istituto indiano di tecnologia di Madras: su 102 pazienti trattati con indometacina nessuno ha mostrato desaturazione, al contrario di chi, invece, è stato curato con paracetamolo (20 su 108).