Giovanni Malagò, presidente del Coni, intervistato quest’oggi da Oggi è un altro giorno, programma di Rai Uno condotto da Serena Bortone: “Cosa si prova ad essere il più medagliato della storia del Coni? Felici e orgogliosi – esordisce Malagò – si ricorda di aver fatto un ottimo lavoro anche se molto complicato, vivevamo in questa mega bolla. Se l’organizzazione non fosse stata così rigida ci sarebbero stati problemi grossi, da loro non ci sono le nostre polemiche No Vax o Vax, volevano evitare che chi veniva da fuori non gli portasse problemi in casa. Di solito alle olimpiadi ci vanno circa 130mila persone ma noi eravamo un terzo. Non potevamo uscire dal villaggio olimpico salvo negli impianti sportivi dove c’erano competizioni e se facevi dieci metri per strada ti arrivava il warning”.
Sull’oro di Jacobs: “Ero felice, poi è arrivato subito dopo l’oro di Tamberi. Essere il presidente della squadre dell’uomo più veloce e di quello che salta più in alto, sembrava l’allineamento dei pianeti, è stato clamoroso”. Sulla scaramanzia: “Io non credo nei segni zodiacali ma penso che mi porta fortuna ciò che mi porta sfortuna agli altri, io faccio tutto col numero 13, se vedo un gatto nero voglio essere il primo io a passare”.
MALAGÒ: “A PECHINO CI SARA’ IL PUBBLICO SUGLI SPALTI”
“Fra 4 mesi abbiamo le olimpiadi invernali a Pechino – ha proseguito Malagò – e dove prenderemo la bandiera per il passaggio di consegna per Milano. Ci sarà il pubblico ma solo cinese, e potremo andarci senza fare la quarantena, ma credo che sia già un grandissimo risultato”. Il numero uno del Coni ha aggiunto: “Quella delle Olimpiadi una squadra che aveva moltissime opportunità di andare a medaglia e vi erano 46 persone di quella squadra nate in altri continenti. Una squadra perfettamente integrata, eravamo tutti assieme”. Sulla sua infanzia: “In testa avevo che ero malato di sport, c’era la radio, la domenica sportiva, si vedevano la boxe e le partite di basket, io seguivo tutto e mio padre mi portava ovunque, io ero un’enciclopedia vivente”.
E sul futuro: “Non posso più ricandidarmi. Ho tre anni di tempo e qualcosa in testa ce l’ho ma a differenza di Lucrezia che è andato a raccontarlo preferisco non dirlo se no succede un casino. Politica? No, sui compromessi non sono fortissimo”. Un aneddoto infine su Gianni Agnelli: “Amava la vita e come tanti avrebbe voluto vivere all’infinito e aveva capito che per farlo bisogna alimentarsi ovvero, frequentare persone più giovani di te. Questo accade spesso negli animali: se tu metti un cucciolo con un cane più grande gli dai vita. Agnelli si divertiva a frequentare i giovani, gli dava vita”.