Settembre ha rappresentato una vera e propria pausa di arresto per i principali listini internazionali: non solo per la componente equity ma anche per la contrapposta asset class obbligazionaria. Unica forma di investimento che si è distinta per aver registrato una performance mensile positiva sono le materie prime (rif. CRB Index) che, ancora una volta, trainate dall’intero comparto energy hanno potuto aggiornare la propria rivalutazione annuale con nuovi massimi. A seguito di quest’ultima dinamica rialzista lo spettro della temuta inflazione è sempre più presente e tiene banco durante ogni appuntamento di natura economica.
Da sottolineare quanto accaduto sul fronte energetico: il recente rialzo del gas naturale impone una maggior cautela sul versante degli ormai imminenti consumi invernali a livello mondiale e, insieme al rincaro del petrolio, è verosimilmente certa una diretta conseguenza sui conti dei consumatori finali. Al fine di poter arginare questo possibile effetto negativo non si potranno escludere manovre a tutela della collettività con probabili ripercussioni sugli stessi prezzi dei principali strumenti finanziari quotati.
Osservando l’intero universo investibile le performance monthly dei comparti azionari e obbligazionari devono far riflettere. Sul primo iniziano a circolare commenti riconducibili a fisiologiche prese di profitto dopo i risultati finora conseguiti mentre per il secondo il tema dominante sui possibili scenari rialzisti dei tassi di interesse (compresa l’attesa riduzione degli stimoli monetari) è verosimilmente una certezza.
Prescindendo dalle possibili mosse di natura economica, un importante elemento che ha caratterizzato l’ultima ottava è quello circoscrivibile alla violazione della media mobile a 50 osservazioni sul principale benchmark azionario internazionale MSCI World Usd.
Come già anticipato nel corso di un nostro recente approfondimento, il timore di avere quotazioni inferiori a questo diffuso strumento di analisi, potrebbe rappresentare un chiaro segnale di inversione di tendenza con inevitabili ripercussioni nel breve e medio termine. Attualmente la soglia psicologica dei 3.000 punti identifica un innegabile significativo supporto: una chiusura al di sotto agevolerebbe una spinta ribassista con primo obiettivo in prossimità di area 2.943,76; solo il ritorno del livello dei prezzi oltre quota 3.047,60 punti può allontanare – nel brevissimo periodo – il timore di un potenziale downside.
Estendendo l’analisi al paniere azionario emerging markets, il sentiment prevalente equivale a un sell signal generalizzato a partire dal benchmark di riferimento (MSCI Emerging Usd). L’area “Asia” risulta alquanto compromessa e anche il più esteso insieme “Europe, Middle East & Africa” non sembra poter attirare l’interesse operativo nelle prossime sedute.
Medesima impostazione (negativa) ma con maggiori e preoccupanti conseguenze in ottica di posizionamento rialzista (altamente sconsigliato) è quello che risulta dall’osservazione del JPM GBI Gl. Usd. I minimi registrati a settembre hanno pressoché affiancato quelli dello scorso marzo (minimi annuali) e, guardando al palinsesto algoritmico, non si può escludere un nuovo aggiornamento ribassista già nel corso dell’attuale ottava.
I futures (da noi osservati) sui principali decennali mondiali stanno evidenziando una impostazione grafica e algoritmica all’insegna della negatività con (ancora) potenziali implicazioni ribassiste. Scandagliando le singole scadenze a 2 e 5 anni, i riscontri tecnici non mutano l’orientamento favorendo, pertanto, la liquidità rispetto a un investimento obbligazionario (sia governativo che corporate).
Come rilevato, le commodities continuano a fare bene e solo un intervento per arrestare la corsa del comparto energetico potrebbe frenare l’ulteriore crescita dell’intera asset class (rif. CRB Index). Per tutti coloro che volessero impiegare parte del loro patrimonio, il paniere metals (rif. preziosi) può rappresentare un’alternativa in chiave strategica qualora si dovesse verificare un turnover di portafoglio in uscita dal basket energy.
Anche il mercato valutario sembra prossimo a un momento di stallo dopo i continui ribassi avvenuti nel corso degli ultimi quattro mesi. Per poter individuare una possibile operatività bisogna attendere i primi segnali di consolidamento negli scambi che, al momento, appaiono alquanto volatili; di certo, qualora nel corso delle prossime giornate si dovesse assistere a un primo spunto rialzista (soprattutto sul principale cross Eur/Usd), le indicazioni (in ottica long) potrebbe concretizzarsi con maggiore validità: in attesa di questa potenziale opportunità si preferisce un approccio flat.
L’ultimo trimestre dell’anno si presenta alquanto contrastato se osservato in ottica rialzista e ottobre potrebbe rappresentare una continuazione alla negatività del mese appena concluso. La temuta flessione sui mercati finanziari sembra essere iniziata e un suo rallentamento dovrà avvenire già in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, l’ultima parte dell’anno potrebbe risultare compromessa.
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