Naike Rivelli è la figlia di Ornella Muti, al secolo Francesca Romana Rivelli. L’attrice è diventata madre della sua prima figlia quando aveva solo 19 anni. Le due sono profondamente legate, anche se la Muti non ha mai rivelato alla figlia l’identità di suo padre. Nata nel 1974 a Monaco di Baviera, Naike ha debuttato al cinema a soli 8 anni, accanto alla madre, nel film del 1983 “Bonnie e Clyde all’italiana” di Steno. A 16 anni è stata diretta da Ettora Scola per “Il viaggio di Capitan Fracassa”, sempre la fianco della madre e di Massimo Troisi.
Ha recitato anche in “South Kensington” di Carlo Vanzina e “Benvenuti al sud” di Luca Miniero. Nel 2015 ha partecipato insieme al fratello Andrea Fachinetti alla quarta edizione di Pechino Express. Durante la registrazione del programma, ha conosciuto e si è innamorata di Yari Carrisi, figlio di Albano e Romina. Qualche tempo dopo, i due – che avrebbero dovuto sposarsi con una cerimonia in India – si sono lasciati.
Naike Rivelli: la vita sentimentale da Manou Lubowski a Christian Cetorelli
Nel 2002 Naike Rivelli si è sposata con Manou Lubowski, un attore e doppiatore tedesco. Il matrimonio è durato appena 9 mesi., ma il divorzio è stato ufficializzato solo nel 2008. Da allora, la coppia ha cominciato a vivere separatamente per poi ufficializzare il divorzio nel 2008. Prima di Manou, Naike è stata legata a Christian Cetorelli, suo ex compagno di classe, che nel 1996 l’ha resa madre del suo unico figlio, Akash, nato quando lei aveva 22 anni: “L’ho cresciuto con le mie forze. Non è stato facile. Ma è stata la cosa più bella che ho fatto. Sono stata una mamma come tutte le mamme”, ha raccontato a Io Donna.
Negli anni recenti, la Rivelli ha raccontato di essere bisessuale: “Ho avuto una compagna, moltissimi anni fa. Una storia importante che mi ha salvato la vita perché mi ha aiutata ad affrontarla”. Nel corso dell’intervista con Pierluigi Diaco a “Ti sento”, Ornella Mjuti ha parlato delle preoccupazioni verso la figlia Naike “che a differenza mia è più fragile e ha maggiore difficoltà a gestire l’attenzione mediatica”.