Bisogna condurre ulteriori indagini in merito all’insorgenza di casi di miocardite dopo la vaccinazione anti Covid con sieri a mRna. A suggerirlo è una research letter scritta da tre medici del Kaiser Permanente Los Angeles Medical Center e uno del Kaiser Permanente Southern California, che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Jama. «In questo studio di coorte basato su un gruppo di 2.392.924 individui che hanno ricevuto almeno una dose di vaccini COVID-19 mRNA, la miocardite acuta era rara, con un’incidenza di 5,8 casi per un milione di individui dopo la seconda dose (1 caso per 172.414 individui completamente vaccinati)», osservano gli studiosi.
Ma hanno riscontrato un «segnale di un aumento della miocardite nei giovani uomini giustifica ulteriori indagini». D’altra parte, precisano che «nessuna relazione tra la vaccinazione COVID-19 mRNA e la miocardite postvaccinazione può essere stabilita data la natura osservazionale di questo studio» e che questa analisi ha comunque dei limiti.
MIOCARDITE DOPO VACCINO: STUDIO SU MODERNA E PFIZER
Dei 2.392.924 individui coinvolti nell’analisi metà era stato vaccinato con Moderna, l’altra metà con Pfizer-BioNTech. Inoltre, il 54% erano donne, il 46% uomini. L’età media di 49 anni. «Ci sono stati 15 casi di miocardite confermata nel gruppo vaccinato (2 dopo la prima dose e 13 dopo la seconda), per un’incidenza osservata di 0,8 casi per 1 milione di prime dosi e 5,8 casi per 1 milione di seconde dosi in una finestra di osservazione di 10 giorni», spiegano i ricercatori. Di questi, 8 avevano ricevuto vaccino Pfizer, 7 Moderna. Tutti uomini con un’età mediana di 25 anni. Tra gli individui non esposti, ci sono stati 75 casi di miocardite durante il periodo di studio, con 39 (52%) uomini ed età mediana (IQR) di 52 (32-59) anni.
Inoltre, dei pazienti con miocardite post-vaccinazione, nessuno aveva una precedente malattia cardiaca. Ricoverati in ospedale, sono risultati negativi al coronavirus. Dei quindi, 14 hanno riportato dolore al petto tra 1 e 5 giorni dopo la vaccinazione. I sintomi si sono risolti con la gestione conservativa in tutti i casi. Nessun paziente ha richiesto il ricovero in unità di terapia intensiva o la riammissione dopo la dimissione.