La storia di Arianna Manzo, l’adolescente che, all’età di soli tre mesi, fu vittima di un grave errore medico che la rese tetraplegica, sorda e ipovedente, è tornata a tenere banco nel corso della trasmissione “Storie Italiane”, condotta da Eleonora Daniele e andata in onda nella mattinata di oggi su Rai Uno. In collegamento dalla loro abitazione di Cava de’ Tirreni c’erano i genitori della giovane, Eugenio Manzo e Matilde Memoli, oltre al fratello di Arianna, Mario.
Ricordiamo che, in primo grado, i giudici hanno condannato l’ospedale “Cardarelli” di Napoli a risarcire la famiglia con tre milioni di euro, per mezzo di una sentenza giunta addirittura dopo otto anni di lunga attesa per la famiglia della piccola. Il nosocomio si è opposto, presentando ricorso alla Corte d’Appello di Salerno, ma il legale difensore della famiglia Manzo ha voluto effettuare una precisazione. “Questa famiglia non sta pietendo alcuna carità – ha asserito -. Questa famiglia andrà avanti e la prossima udienza dell’11 novembre ci vedrà impegnati davanti alla Corte d’Appello di Salerno, a cui chiederemo con il massimo sollecito la definizione di questo provvedimento. Dopo un primo grado vinto e un secondo grado che ha sostanzialmente sancito la vittoria, a questo punto invito il governatore De Luca a farsi sentire e a contattare la famiglia, come fece nel luglio 2020″.
ARIANNA MANZO, L’APPELLO DEI GENITORI A DE LUCA: “ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO”
Nel rispetto degli impegni del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, la famiglia di Arianna Manzo chiede a sua volta rispetto nei confronti delle condizioni di questa bambina. “Le sue condizioni sono gravissime – ha detto l’avvocato –. La situazione processuale sta volgendo al meglio, in quanto la nuova consulenza tecnica ha confermato la perizia del primo grado”.
La mamma di Arianna, Matilde, gli ha fatto eco: “Abbiamo bisogno di aiuto, speriamo che il presidente De Luca mantenga la sua promessa. Arianna ha bisogno veramente, in questi anni è peggiorata e noi più di quello che abbiamo fatto non possiamo fare. Lei si è fatta grande, da soli non ce la facciamo più. Anche suo fratello di 20 anni si occupa di lei, che dipende da noi 24 ore su 24″. Frasi a cui si sono aggiunte quelle di papà Eugenio: “La giustizia deve fare il suo corso, ma noi non possiamo più aspettare. Sono anni che sentiamo solo parole e non vediamo i fatti. Speriamo che tutto si concluda entro novembre, perché nostra figlia ha bisogno delle sue cose”.