Le frontiere a stelle & strisce erano chiuse da un anno e mezzo. Adesso, finalmente, dal prossimo mese gli Stati Uniti riapriranno a chi viaggia per turismo, stando all’annuncio del presidente Biden e salvo ulteriori cambiamenti. La cautela è d’obbligo, visto che ancora non è stata fissata una data precisa.
Ma la Casa Bianca sembra essersi impegnata a riammettere l’ingresso senza quarantena, bontà sua…, ai cittadini europei, ma anche a quelli indiani, cinesi, inglesi, irlandesi, iraniani e brasiliani, purché vaccinati con entrambe le dosi previste di Pfizer, Moderna o J&J (c’è ancora incertezza per l’AstraZeneca) e in grado di esibire comunque un tampone negativo effettuato nelle 72 ore precedenti.
Insomma, gli Usa riaprono. Ma i vacanzieri italiani cominciano ad avere anche margini di scelta ben più ampi rispetto alle limitazioni che li hanno a lungo costretti entro i confini patrii. Ad esempio, si può tornare a viaggiare non solo in Europa, ma anche verso i Paesi extra Ue dei corridoi turistici Covid-free, anche se permangono in vigore alcune restrizioni, chiarite dal ministero degli Esteri, che ha stabilito cinque liste (A, B, C, D, E) dettagliate nel sito viaggiaresicuri.it. Ecco qualche esempio, che riguarda alcune tra le destinazioni più scelte dagli italiani.
Posto che nell’elenco A figurano solo San Marino e la Città del Vaticano (viaggi liberi), e che quello B è a oggi ancora vuoto (è riservato solo a Paesi a basso rischio epidemiologico), resta stabilito che dall’1 settembre per viaggiare in aereo partendo dall’Italia è indispensabile il Green pass (o un certificato straniero analogo). A quanto finora deciso, fino al 25 ottobre (ma sono prevedibili proroghe, se non vi saranno peggioramenti epidemici) sono consentiti i viaggi turistici verso i Paesi della lista C (Stati europei, area Schengen e in più Israele) e della lista D (Albania, Arabia Saudita, Armenia, Australia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Brunei, Canada, Emirati Arabi Uniti, Giappone, Giordania, Libano, Kosovo, Moldavia, Montenegro, Nuova Zelanda, Qatar, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica di Corea, Repubblica di Macedonia del Nord, Serbia, Singapore, Stati Uniti d’America, Ucraina, Taiwan, Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao). Nella lista E sono compresi tutti gli altri Stati del mondo, per i quali non sono state prese decisioni, anche se misure speciali sono in atto per chi vuole viaggiare in Brasile, India, Bangladesh e Sri Lanka. Ma certi Paesi che figurerebbero nella lista E sono stati invece contemplati dai “corridoi Covid-free” (viaggiatori muniti di Green pass e tampone negativo effettuato 48 ore prima del volo) stabiliti dal ministero alla Salute, e quindi raggiungibili dai vacanzieri italiani. Si tratta di Aruba e Repubblica Domenicana nei Caraibi, e Maldive, Seychelles nell’Oceano Indiano, ed Egitto, limitatamente alle zone di Sharm e Marsa Alam.
Attenzione, però: nonostante l’apertura italiana, certi Paesi adottano comunque limitazioni negli ingressi, per cui è necessario informarsi preventivamente. Per quanto riguarda la Francia, ad esempio, la certificazione vaccinale richiesta è ritenuta valida una settimana dopo la seconda dose, quattro dopo il vaccino monodose o sette giorni dopo la prima dose per le persone guarite. In Germania si considerano vaccinati i soggetti che hanno completato il ciclo da almeno due settimane, anche con una sola dose se guariti. Per entrare in Spagna, invece, bisogna presentare un formulario scaricabile dal sito Spain Travel Health. Per l’ingresso nel Regno Unito, oltre al passaporto, serve il Green Pass ma occorre anche fare un tampone rapido due giorni dopo l’arrivo. Per viaggiare in Repubblica Ceca bisogna compilare un modulo on line ed esibire il Green Pass. Modulo di “localizzazione” obbligatorio anche per l’Irlanda. Per il Canada serve il Green Pass ma anche un test molecolare negativo effettuato entro 72 ore prima dell’ingresso.
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