La risposta dell’Unione Europea alla mossa della Corte Costituzionale di Polonia è netta e non sembra ammettere replica: dopo che la Consulta di Varsavia ieri aveva sostenuto che alcune leggi dell’Unione Europea sono in netto contrasto con quanto previsto dalla Costruzione polacca, la replica della Commissione Europea è affidata ad un breve paper apparso sul portale online. Già il titolo dice tutto: «La Commissione europea ribadisce il primato del diritto dell’UE».
La sentenza del Tribunale costituzionale polacco, spiegano i commissari, desta preoccupazione a Bruxelles in quanto mette in dubbio l’autorità sia della Corte di Giustizia europea che della stessa Ue. Ebbene, la Commissione in difesa di questi due principi ribadisce: «il diritto dell’UE prevale sul diritto nazionale, anche sulle disposizioni costituzionali; tutte le sentenze della Corte di giustizia sono vincolanti per tutte le autorità degli Stati membri, compresi gli organi giurisdizionali nazionali». Nei prossimi giorni la sentenza di Varsavia verrà esaminata nel dettagli per capire come agire, ma nel frattempo la Commissione annuncia di non voler esitare nel ribadire la propria posizione di primato: «La Commissione non esiterà ad avvalersi dei poteri ad essa conferiti dai trattati per salvaguardare l’applicazione uniforme e l’integrità del diritto dell’Unione. […] I diritti dei cittadini europei sanciti dai trattati devono essere tutelati, a prescindere dal luogo in cui vivono nell’Unione europea. La Commissione europea ha il compito di salvaguardare il corretto funzionamento dell’ordinamento giuridico dell’Unione e continuerà ad adoperarsi in tal senso».
SCONTRO UE-POLONIA, LA REPLICA DEL PREMIER
A cercare di spegnere il “fuoco” divampato ieri dopo la sentenza della Consulta polacca ci ha pensato il Premier Mateusz Morawiecki nella mattina di venerdì: «la Polonia vuole rimanere nell’Unione europea», afferma il Presidente del Consiglio, «Il posto della Polonia è e sarà nella famiglia delle nazioni europee», ha spiegato su Facebook. In aggiunta Morawiecki, leader del Governo di tendenza sovranista-conservatore, spiega che l’adesione al blocco europeo «è stata uno dei momenti salienti degli ultimi decenni per la Polonia e l’Unione europea». Le tensioni però non si placano ancora visto che sempre nella giornata di oggi ben 12 Stati europei, Polonia compresa, hanno inviato una lettera all’Unione per chiedere nuovi strumenti per proteggere le frontiere contro i flussi migratori. Financo con finanziamenti Ue per recinzioni e muri: nella lettera firmata da Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia, si afferma «Le barriere fisiche sembrano essere un’efficace misura di protezione delle frontiere che serve l’interesse di tutta l’Ue, non solo degli Stati membri di primo arrivo. Questa misura legittima dovrebbe essere ulteriormente e adeguatamente finanziata dal bilancio dell’Ue in via prioritaria».