No a una nuova stagione dell’Ulivo: netto Matteo Renzi ai microfoni de Il Mattino. «L’Ulivo è una pianta bellissima, il richiamo a quella stagione, invece mi pare trasudi più nostalgia che futuro», ha spiegato il leader di Italia Viva, citando le differenze di mondo e di legge elettorale. L’ex premier è disinteressato alla riproposizione dell’alleanza, dunque, puntando i riflettori sull’Italia da costruire nei prossimi 25 anni…
Dopo aver sottolineato i meriti della vittoria alle comunali di Napoli con Manfredi, Matteo Renzi si è soffermato sul tracollo patito dal Movimento 5 Stelle anche nel comune campano, passando dal 60% al 10%: «Ma possono fare ancora peggio, certo, possono sparire. Vedo che si stanno impegnando in tal senso e a giudicare dai dati di Milano e delle altre città possono riuscirvi agevolmente. Facciano pure, non ci mancheranno». E non è tutto: il senatore di Rignano ha sottolineato che Italia Viva ha eletto più consiglieri e sindaci del M5s, «qualche domanda me la farei».
MATTEO RENZI: “GRILLO PRIMO NEMICO DI CONTE”
«Se ho capito cosa sono i 5Stelle sotto la guida di Conte? Io no. Ma il dramma è che non l’hanno capito nemmeno loro. E questo è contestualmente tragico e spassoso», l’altra stoccata di Matteo Renzi. Il leader di Iv non ha dubbi, Grillo è il primo nemico di Conte, visto ormai – anche dagli italiani – come un fenomeno transeunte, un influencer: «Quando riempiono le piazze vanno a vedere la celebrità che firmava i DPCM non a parlare di politica. Chiedono i selfie alla celebrità non chiedono risposte allo statista». E le previsioni di Matteo Renzi sul Movimento 5 Stelle sono a dir poco funeste: «I Cinque Stelle sono morti, finiti, arrivati. Del resto chi li vota? Quelli tinti casta? Ma oggi i grillini sono la casta per definizione, Luigi Di Maio è l’unico che è stato al governo con tutte le maggioranze pur di salvare la poltrona. I moderati? Un moderato che vota il partito del vaffa, dei gilet gialli, dell’incompetenza. I Cinque Stelle semplicemente stanno attendendo la loro consunzione e per questo sono i primi a voler votare nel 2023. La destra invece c’è ancora, guai a sottovalutarla».