I bimbi sottoposti a vaccinazione anti-Covid sviluppano maggiori anticorpi contro SARS-CoV-2 rispetto ai minori che vengono infettati dal virus. È quanto emerge da un nuovo studio statunitense, pubblicato sulle colonne di bioRxiv, che si apre con una premessa: con l’insorgere delle varianti, i droplet e le riaperture delle scuole, i contagi sono aumentati tra i bambini di recente. In questa ricerca, “abbiamo profondamente profilato la risposta immunitaria indotta dal vaccino in bambini di 7-11 anni che ricevono il vaccino mRNA. I bambini vaccinati hanno indotto titoli anticorpali e funzioni significativamente più alti rispetto ai bambini infettati naturalmente”.
Inoltre, aggiungono gli studiosi, “abbiamo osservato titoli comparabili di SARS-CoV-2 e attività neutralizzante attraverso le varianti di interesse e anticorpi superiori al recettore Fcγ e fagocitari nei bambini rispetto agli adulti vaccinati. I nostri dati indicano che la vaccinazione mRNA suscita risposte anticorpali robuste e guida una funzionalità anticorpale superiore nei bambini”.
BIMBI VACCINATI HANNO ANTICORPI CONTRO COVID SUPERIORI AGLI INFETTI NATURALI
Collettivamente, rimarcano gli autori della ricerca, quest’ultima ha suggerito che i bambini possono selezionare distinte modifiche post-traslazionali degli anticorpi che possono portare a risposte più flessibili e altamente funzionali, rappresentando un adattamento evolutivo che permette ai bambini di superare le infezioni nel contesto di una risposta immunitaria in evoluzione e maturazione. Negli adulti, la vaccinazione ha costantemente indotto un’immunità più robusta al virus SARS-CoV-2 rispetto all’infezione naturale.
Inoltre, “al momento non è chiaro se profili di immunogenicità simili esisteranno anche nei bambini più piccoli, con una risposta immunitaria più modesta, ma questa possibilità indica la necessità critica di profilare profondamente la risposta immunitaria indotta dal vaccino in base alle età dei soggetti vaccinati, per ottenere nuove certezze in materia di potenziale immunitario-vulnerabilità, così come come inaspettati punti di forza immunitari che possono aiutare a spiegare le differenze nell’efficacia del vaccino attraverso le età”.