La provocazione di Carlo Cottarelli (“Chi fa i figli vada in pensione prima”, aveva scritto su Twitter) ha creato non poche polemiche, ma l’economista, in un’intervista a Parliamone, in onda su Rai News 24, ha voluto spiegare cosa c’è dietro al suo pensiero, a partire da un dato: “La fertilità dagli anni Sessanta ad oggi è calata dal 2,5 all’1,27”.
L’esperto ha messo in evidenza i due fattori che condizionano l’età di pensionamento di un Paese: “Uno è positivo e riguarda l’aspettativa di vita più alta degli italiani. Uno è negativo e riguarda il calo delle nascite”, ha detto. I giovani che lavorano, infatti, permettono agli anziani in pensione di essere alimentati. È inevitabile, dunque, che in assenza di nuova manodopera, sia necessario fare continuare ad essere in attività i più grandi. “È una situazione che non viene carpita. Spesso si ritiene che le riforme delle pensioni nascano da idee a caso della politica. Non è così”. Da qui la proposta di mettere in atto delle misure che favoriscano l’aumento del tasso di fertilità: dai sussidi per le famiglie agli asili gratuiti. Un esempio, in tal senso, arriva dalla Svezia, dove ai neo-genitori sono concessi quindici mesi di permesso da lavoro. Da risolvere, inoltre, il problema relativo ai salari. “Per aumentarli è necessario aumentare la produttività, per cui fare investimenti. Col Pnrr ciò può essere possibile”.
Cottarelli: “Fertilità calata da 2,5 a 1,27”. I dati dell’Italia
Carlo Cottarelli, nel presentare la sua teoria in merito all’età di pensionamento, ha mostrato i dati relativi all’Italia: il tasso di fertilità è nettamente cambiato negli anni. “Il numero medio di figli per donna per di 2,5 fino alla fine degli anni Sessanta. A metà degli anni Ottanta era a 1,4. Oggi siamo a 1,27. Il numero continua a scendere di anno in anno”. Il problema non sarebbe risolvibile in modo netto neanche con una ripresa dell’economia. “Anche con il crescere del Pil non si tornerebbe ai livelli di natalità degli anni Sessanta. Al massimo a quelli degli anni Ottanta”.
La buona notizia, ad ogni modo, è che non si è ancora ai livelli drammatici di altri Paesi. “In Giappone l’età di pensionamento è 71 anni, ma qui nessuno sta ancora valutando tale possibilità. Lì si fanno pochissimi figli”, ha sottolineato”. L’età effettiva di pensionamento in Italia è poco più di 63 anni. È importante tenere conto del fatto che bisogna fare andare in pensione il più presto possibile coloro che fanno lavori gravosi. Il Governo si sta muovendo verso tale direzione con quota 100. Ma bisogna fare una apertura per tutti, anticipando l’età di pensionamento rispetto alle regole della legge Fornero. Si potranno fare degli aggiustamenti, ma non rivoluzioni radicali perché c’è un problema demografico”.