È bufera nella Consob dopo le dichiarazioni del presidente Paolo Savona: in una lettera privata (ma diffusa negli scorsi giorni per errore) l’economista tratta il caso della Banca Popolare di Sondrio con queste esatte parole consegnate al collega Marco Vitale, «sintomi latenti della dittatura, come quella nella quale viviamo ai nostri giorni».
Anni dopo il famoso discorso sul “cigno nero” e il possibile “piano B” con l’uscita dall’Euro, l’ex Ministro nel primo Governo Conte torna a far parlare di sé con parole molto dure questa volta non nei confronti dell’Ue ma contro la stessa Italia. Savona, in quanto presidente della Consob, è stato chiamato a dirimere un parere sulla situazione della banca guidata ad oggi da Francesco Venosta e Mario Alberto Pedranzini: il messaggio doveva rimanere privato ma è stato pubblicato sul sito del Comitato creando subito non pochi malumori all’interno dell’Autorità.
BUFERA SU SAVONA, RENZI CHIEDE LE DIMISSIONI
Su “La Stampa” di oggi viene pubblicata la parte più ampia del discorso fatto da Savona al promotore dell’iniziativa su Banca Popolare di Sondrio, l’economista Marco Vitale: ebbene, il presidente Consob scrive, «è perfettamente legittima, ma temo che sarà il sasso nello stagno perché è la manifestazione del fatto, contro cui ci battiamo da decenni, che l’essere umano e le sue istituzioni intermedie (Tocqueville) sono sempre più preda degli organi collettivi della democrazia con conseguenze sui sistemi di libertà». «Quando la qualità che tu invochi – ribadisce l’ex Ministro – si disgiunge dalla quantità (il voto), la democrazia entra in crisi ed emergono i sintomi latenti della dittatura, come quella nella quale viviamo ai giorni nostri. Non credo di doverti spiegare il concetto». Nel pieno delle polemiche per le manifestazioni no Green Pass, con un Paese ancora diviso e non poco sul fronte sanitario, invocare la “dittatura” che aleggia in Italia è stato visto dai membri dell’Autorità e anche dalla politica come un commento poco opportuno. Il commento è stato subito tolto dalla pagina online di Consob, dato che doveva rimanere un messaggio privato, ma la bufera ormai si era già scatenata: il leader di Italia Viva Matteo Renzi è il più netto, «Il presidente di una autorità della Repubblica italiana, che non è la repubblica delle banane, non dice quelle cose. Dire quello che lui ha detto sulla dittatura, mi porta a chiedere le dimissioni di Savona dalla Consob. È folle. Deve andare a casa stasera. È una ferita per le istituzioni italiane». Aggiunge dettagli il presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin, «Tutti parlano di dittatura. Savona, il cui compito è difendere il mercato, in particolare lo dice per difendere il gruppo dirigente di una banca quotata che (dopo 6 anni di ricorsi falliti in Italia e in Europa) non si rassegna né al mercato né alla legge». Savona allora si difende e su “Repubblica” replica, «La lettera privata rientra in uno scambio di idee che da lungo tempo intrattengo con l’illustre studioso. Si tratta di idee liberali che sorprendono solo chi libero non è».