Le difficoltà nelle negoziazioni tra Regno Unito e Unione europea per un accordo commerciale che soddisfi entrambe le parti negli ultimi giorni hanno fatto crescere le possibilità di una guerra commerciale. Secondo il Financial Times i rappresentanti di “Italia, Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi hanno incontrato in settimana il vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, negoziatore post Brexit per l’Ue, per chiedergli di elaborare piani di emergenza per una possibile guerra commerciale”. Una guerra commerciale tra Regno Unito e Unione europea sarebbe un altro elemento di tensione in uno scenario di prezzi energetici insostenibili e guerra commerciale, più o meno dichiarata, tra Cina e Stati Uniti.
Qualsiasi sviluppo in questo senso verrebbe letto, da parte europea, con gli occhi della “propaganda” che sempre si palesa quando si tratta di guerra, commerciale o meno. In questo caso il Regno Unito è la parte perdente per un’apparente sproporzione tra dimensione del mercato europeo e inglese. Lo scenario è più complicato.
Partiamo dal fatto che il Regno Unito ha un deficit commerciale nei confronti dell’Unione europea di circa 80 miliardi di euro e che all’interno dell’Europa ci sono Paesi che hanno surplus commerciali con il Regno Unito rilevanti, Germania in primis e poi Italia, e Paesi che invece hanno un surplus commerciale quasi nullo come la Francia. Una guerra commerciale non è il massimo per un continente esportatore ma questo è solo una parte del problema; l’Unione europea è una costruzione imperfetta e incompleta e una guerra commerciale verrebbe pagata dai Paesi membri in modo molto diverso. In uno Stato unitario i danni patiti da una parte verrebbero pagati da tutti ma non è questo il caso. Una guerra commerciale, inevitabilmente e per ragioni che non sono opinabili, aprirebbe una frattura economica tra i Paesi membri e poi, forse, anche politica.
C’è una seconda questione. Le relazioni tra Regno Unito, Stati Uniti e in generale “anglosfera” si sono strette significativamente negli ultimi anni e mesi come testimonia, per citare un esempio, il recente contratto dei sommergibili australiani. Questo implica che il Regno Unito non è solo ma può contare su alleati veri, per quanto distanti, e che il peggioramento delle relazioni tra Regno Unito e Unione europea si porterebbe dietro un peggioramento delle relazioni tra Unione europea e Stati Uniti in una fase particolarissima di tensioni economiche e geopolitiche con la Cina, si pensi a Taiwan, con la Russia e con la Turchia nel Mediterraneo. L’Europa però non ha un esercito e non ha una politica estera comune. L’esercito europeo, se mai vedrà la luce, non è in grado di competere per tante ragioni e da ultimo perché servirebbero tanto tempo e tantissimi soldi.
La coesione europea non sembra più essere un argomento di dibattito eppure lo scenario che via via si sviluppa interroga profondamente la costruzione europea. Se non ci fossero dubbi a questo riguardo la Polonia non si sognerebbe di aprire la frattura che ha aperto. Possiamo ovviamente convincerci della miopia polacca, ma è meglio farsi qualche domanda. L’incremento dei prezzi dell’energia che non avviene uniformemente all’interno della costruzione, le tensioni commerciali con i loro impatti così asimmetrici e sviluppi nei rapporti internazionali che ormai interessano direttamente gli eserciti mettono a nudo tutte le imperfezioni della costruzione europea. Il sogno verde che contribuisce in Europa a un incremento dei prezzi dell’elettricità e del gas senza paragoni internazionali peggiora il quadro.
Un’ipotetica guerra commerciale con il Regno Unito eserciterebbe una pressione enorme in Europa. Anche gli inglesi “soffrirebbero” ovviamente, e molto, ma da questo lato delle Manica ci sarebbero problemi che Londra non avrebbe e che sono molto più difficili da valutare.
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