Il pm Valentina Salvi ha chiesto 6 anni di carcere per Claudio Foti, direttore scientifico del centro studi Hansel e Gretel di Torino finito al centro dell’indagine sui presunti “ladri di bambini”. La Procura di Reggio Emilia ha tenuto in conto la continuazione dei reati e lo sconto di un terzo dovuto alla scelta del rito abbreviato, chiesto anche dall’assistente sociale Beatrice Benati, per la quale invece è stata avanzata una richiesta di condanna ad un anno e sei mesi per le accuse di violenza privata e tentata violenza privata. Per gli altri 22 imputati, invece, il pm ha insistito sul rinvio a giudizio. Nella requisitoria l’accusa, come riportato da La Verità, si è soffermata soprattutto sull’abuso d’ufficio contestato a Claudio Foti in concorso con il sindaco dem di Bibbiano Andrea Carletti, l’ex responsabile dei servizi sociali Federica Anghinolfi e l’assistente sociale Francesco Monopoli.
Al centro dell’indagine, che ha portato alla luce un sistema di affidi illeciti di bambini in Val d’Enza, c’è l’affidamento del servizio di psicoterapia, che secondo l’accusa sarebbe avvenuto senza alcuna bando pubblico. Così Foti, che è accusato anche di frode processuale e lesioni gravissime (per la presunta alterazione psichica di un paziente), e i suoi accoliti hanno potuto esercitare con tariffe al di sopra delle medie di mercato, che non sarebbero mai state approvate se fosse stata indetta una gara.
“FOTI FECE ACCUSARE FALSAMENTE PAPÀ”
Per il pm Claudio Foti era a conoscenza delle trattative per l’affidamento del servizio ed era anche molto interessato alla questione economica. Non è mancato un riferimento al caso della bambina sottoposta tra il 2016 e il 2017 alle cure dello psicoterapeuta con modalità definite «suggestive» dalla Procura di Reggio Emilia. Foti, infatti, avrebbe condotto alcune sedute con una minorenne, «alterandone lo stato psicologico ed emotivo sui fatti oggetto del procedimento» civile che valutava le capacità genitoriali dei genitori, «sottoponendo la minore a sedute serrate, attraverso modalità suggerenti» e inducendo «in capo alla minore il convincimento di essere stata abusata sessualmente dal padre». Quindi, nella bambina – come riportato da La Verità – si era radicato il rifiuto di incontrare il padre che poi venne dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale dal Tribunale per i minorenni. Per il pm Foti ha avuto un intento doloso, ha usato le sue pratiche «in modo distorto» accettando volontariamente il rischio di arrecare dei danni alla vittima. Tutto ciò per fare “business” sui bambini.
IL “SISTEMA” DI BIBBIANO
L’inchiesta ha svelato su cosa poggiava il sistema di Bibbiano: abusi inesistenti instillati nei bambini con lavaggi del cervello, relazioni dei servizi sociali “sistemate” in modo tale che i bambini venissero tolti alle famiglie naturali e affidati. È stato anche accertato l’uso di una macchina dei ricordi che produceva impulsi elettromagnetici applicati alle mani e ai piedi dei bambini per alterare lo stato della loro memoria in prossimità dei colloqui. Inoltre, i regali e le lettere dei genitori naturali venivano nascosti, i disegni venivano alterati in modo tale che si evincessero le molestie familiari che però non si erano mai consumate. Erano stati creati, quindi, casi inesistenti. Come evidenziato da La Verità, le parti civili costituite (tra cui ci sono il ministero della Giustizia e l’Unione della Val d’Enza) si sono associate alle richieste della Procura e le famiglie dei bambini hanno chiesto danni con provvisionali immediatamente esecutive tra i 5mila e i 50mila euro e un risarcimento da stabilire in sede civile. Il gup Dario De Luca deciderà l’11 novembre per le prime due sentenze relative all’inchiesta “Angeli e demoni”.