Continua a far discutere Squid Game, la serie tv sudcoreana dei record di Netflix. Il prodotto ha avuto talmente eco nel mondo che le autorità della Gran Bretagna hanno esortato i genitori a vietare la visione dello stesso ai più piccoli. “Siate vigili – l’email scritta dal consiglio dell’autorità locale del Central Bedfordshire – dopo le segnalazioni secondo cui bambini e ragazzi stanno copiando i violenti giochi della nuova serie Netflix di successo Squid Game. La serie è esplicita, con molti contenuti violenti. Consigliamo vivamente di non far guardare ai bambini Squid Game”. Della questione ne ha parlato all’Huffington Post, David Scaramozzino, psicologo clinico e psicoterapeuta presso la comunità Il Ciliegio di Roma: “Il pericolo, in particolare quello di emulazione, non si verifica indiscriminatamente in tutti – spiega – ma va a colpire precise categorie di soggetti, che non hanno la capacità di elaborare la violenza. Bambini, per esempio, che hanno già problemi psicologici, vittime o autori di bullismo, oppure bambini con disabilità o problematiche scolastiche”. Quindi lo psicologo aggiunge: “L’unico modo per ‘digerire’ certe storie, per loro, è attraverso l’emulazione nel gruppo. Avendo già la tendenza a comportamenti aggressivi per crearsi un’identità, per questi soggetti la visione di scene così esplicitamente violente, come quelle di Squid Game, può rappresentare un rischio in termini di emulazione”.
Inoltre, nel valutare l’impatto di Squid Game sui giovani, l’esperto ricorda come sia importante non sottovalutare la differenza di cultura fra l’oriente e l’occidente: “Nella cultura orientale molte cose sono scontate: la violenza e la morte non vengono filtrate. Nella loro cultura “confuciana” se sbagli paghi, e paghi tutto. In Occidente non è così, quindi alcune rappresentazioni possono avere un impatto “al quadrato” nella nostra cultura. Pensiamo anche agli anime coreani e giapponesi, sottovalutati in termini di cruenza, perché mascherati sotto il filtro dei cartoni animati”.
SQUID GAME: “I MAGGIORI RISCHI SONO PER I SOGGETTI SANI”
In ogni caso secondo Scaramozzino non conta l’età: “Non conta l’età anagrafica conta l’età mentale. Vedere violenze così esplicite potrebbe paradossalmente essere un rischio anche per un adulto che, a causa di un processo di sviluppo incompleto, non è in grado di elaborare la violenza. Al contrario, un bambino o un ragazzo che ha la maturità di vedere certe scene è perfettamente in grado di contestualizzarle. Fattori come il quoziente intellettivo, la maturità emotiva e la maturità cognitiva contribuiscono a salvaguardare la persona da certi contenuti forti”.
Quindi in conclusione, secondo quanto spiegato dallo psicologo e psicoterapeuta, i rischi ci sono, soprattutto nei soggetti sani, ma non sono così gravosi come si potrebbe pensare: “In soggetti “sani” i rischi ci sono, ma sono minori. Ricordo che da bambino, quando vidi il video musicale di “Thriller” di Michael Jackson, non dormii per giorni. Ma di certo non sarei mai andato in giro a picchiare la gente. I bambini per così dire “sani”, solitamente, vanno incontro a disturbi d’ansia, risvegli notturni, difficoltà di addormentamento, ma il rischio di emulazione per loro è più raro”.