«Quando un uomo arriva a fare una violenza contro una donna, nella sua testa malata, ha l’idea di essere lui proprietario della vita di un’altra persona. Provate a pensare che danni può creare l’idea della proprietà privata»: le parole dette sabato dal leader Cgil Maurizio Landini durante la manifestazione “Contro i fascismi” sono emerse solo in queste ultime ore ma (comprensibilmente) hanno scatenato social e politica.
Il ‘salto’ logico impressiona e inquieta, con un “revanscismo” in salsa comunista che viene appiccicato dal leader infervorato (gli concediamo la parziale scusante della foga con cui stava aizzando la folla nel comizio contro la minaccia “fascista”) contro una vicenda grave come le violenze di genere e i cosiddetti “femminicidi”. Dalle panchine alle scarpette rosse, è proprio da sinistra che tradizionalmente si alza l’invocazione di leggi per proteggere le donne dai mariti/compagni/uomini violenti: con la dichiarazione di Landini però la gaffe è immediata, anche se non è certo l’unica in quelle parole partorite dal palco di Piazza San Giovanni a Roma.
IL COMUNISMO (ILLOGICO) DEL LEADER CGIL
Ma come ci è arrivato Landini a dire una “cosa” del genere? Il discorso era partito dal “salto culturale” necessario da fare per superare le differenze latenti ancora nel nostro Paese: e così il segretario generale della Cgil sottolineava a gran voce, «Dobbiamo fare un salto culturale. In particolare noi uomini, perché questo è il Paese delle differenze che aumentano tra uomini e donne, ma questo è il Paese in cui anche durante la pandemia, sono aumentate le violenze contro le donne, e la vogliamo dire in italiano, senza girarci intorno: la violenza contro le donne la fanno gli uomini, e se ci pensate qui c’è un punto fondamentale». Ecco, è proprio sul “punto” che cade il già fragile eloquio landiniano: «Quando un uomo arriva a fare una violenza contro una donna, nella sua testa malata, ha l’idea di essere lui proprietario della vita di un’altra persona. Provate a pensare che danni può creare l’idea della proprietà privata: le persone non sono proprietà di nessuno». Insomma un femminicidio, un delitto atroce di un uomo contro la compagna, non è imputabile solamente alla furia egoista e disperante scaturita in un malsano rapporto di coppia: no, c’è una motivazione ben più “grande” e che affonda le radici in Marx, Engels e Lenin. Il problema è la proprietà privata, sì, per Landini è proprio quel concetto tra l’altro permesso e garantito dalla Costituzione (quella super-antifascista di cui, giustamente, ci si vanta ad ogni comizio della Cgil). Laconico e, per il sottoscritto, condivisibile il commento piccato dato da Francesco Specchia oggi su “Libero” in merito al “caso Landini”: «Quello di Landini è un automatismo. Non è colpa sua, è il vecchio istinto da falce e martello. Sin da quando era apprendista saldatore, appena sente, legge o vede “proprietà privata” – dai libri di Adam Smith ai cartelli attaccati ai cancelli sotto i divieti di sosta- Landini va quasi in trance, si irrigidisce e gli torna su tutto Marx: la proprietà privata è un furto, la sua abolizione è l’essenza del comunismo…». Fa specie che il fondatore di “Libera” Don Luigi Ciotti, sacerdote presente sul palco della manifestazione Cgil a fianco di Landini, non abbia di che contestare del “passaggio illogico” fatto dal sindacalista.
Landini: “Quando un uomo arriva a fare una violenza contro una donna, nella sua testa malata, ha l’idea di essere lui proprietario della vita di un’altra persona. Provate a pensare che danni può creare l’idea della proprietà privata” pic.twitter.com/OZEWwIMFhL
— annarita digiorgio (@ardigiorgio) October 19, 2021