«Ecco come funziona alla Bild, chi va a letto col capo ha il lavoro migliore»: è questa una delle principali accuse mosse da un caporedattore del quotidiano tedesco contro il direttore Julian Reichelt, da poco licenziato in tronco dall’editore Axel Springer. Un autentico terremoto in Germania (e non solo) quello che ha colpito il giornalista difeso fino all’ultimo dal suo stesso editore Mathias Dophner in quanto, «è l’ultimo giornalista in Germania che abbia il coraggio di ribellarsi contro il nuovo stato totalitario modello Ddr», ovvero le restrizioni anti-Covid poste dal Governo Merkel.
Le accuse però portate a galla da una lunga inchiesta del New York Times ora mettono alla berlina la figura del direttore Reichelt alla fine sollevato dal suo incarico: «presunte molestie sessuali nei confronti di alcune dipendenti della testata, spesso molto giovani, e in generale di un presunto abuso di potere sistematico su di loro». La Bild in un comunicato degli scorsi giorni ha questa volta dato seguito alle accuse che già erano sorte in passate (e che si risolsero in una breve sospensione e nulla più, ndr): «la società ha ottenuto nuove informazioni sul comportamento di Julian Reichelt e il consiglio di amministrazione ha appreso che Reichelt non teneva separate la vita personale e quella professionale».
LE ACCUSE NELL’INCHIESTA DEL NYT
Vi sarebbe addirittura un “sistema” in cui il giornalista prima invitava a cena le giovani dipendenti della Bild, poi le sottoponeva ad una scelta ben poco professionale: o a letto insieme oppure niente promozione. Le accuse erano rimaste anonime nel passato per timori di ripercussioni, ma le nuove denunce presentate da una ex praticante del quotidiano tedesco avrebbero convinto l’azienda editrice ad intervenire attivamente. In un lungo articolo di inchiesta a firma Ben Smith – esperto di media del Times – ha rilanciato le accuse: «inviti a cena via Instagram e promozioni veloci per le giornaliste, che però cadevano velocemente anche dalle grazie del direttore». L’ormai ex n.1 della Bild era già stato “attenzionato” in passato di inchieste sui suoi rapporti “extralavorativi”: rilancia “La Stampa” del fascicolo esistente dal nome “caso Reichelt” aperto da un team di reporter legati all’editore Ippen Verlag. In pratica avevano avuto accesso ad alcuni documenti interni alla Axel Springer – azienda concorrente – che potevano dimostrare le presunte molestie sul luogo di lavoro dell’ormai ex direttore tedesco: all’ultimo si era deciso di non pubblicare il fascicolo perché «non si vuole danneggiare gli interessi economici di un’azienda concorrente».