Si sono messi in cento. Medici, scienziati, professori universitari che, sottolineano in calce, non hanno nessun interesse nell’industria del tabacco, e vogliono cercare di salvare la vita a milioni di persone. Hanno firmato un appello indirizzato ai Paesi membri della Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco (Fctc) dell’Organizzazione mondiale della sanità per chiedere «di rinnovare l’approccio alle politiche del tabacco» perché «ci sono prove convincenti che i prodotti senza fumo sono molto meno dannosi delle sigarette tradizionali».
L’appello firmato dai cento non nasconde che ci sia incertezza sui benefici e sui rischi a lungo termine associati a un mercato nuovo come quello delle sigarette elettroniche, ma sottolinea come sia assolutamente necessario anche considerare «le prove a disposizione e non permettere che un’eccessiva cautela o incertezze residue possano negare ai fumatori valide alternative per abbandonare i prodotti basati sulla combustione che sappiamo, con certezza, essere letali».
«L’Oms», sottoscrivono i cento esperti, «sta scartando una strategia di salute pubblica che potrebbe evitare milioni di morti legate alle sigarette tradizionali», mentre, aggiungono, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha condotto un’ampia valutazione di oltre due milioni di pagine di prove su un prodotto a tabacco riscaldato e ha concluso che è «idoneo alla tutela della salute pubblica» e ha sottolineato come abbia provocato un’esposizione significativamente più bassa alle sostanze tossiche e sia «appropriata per la promozione della salute pubblica». «Le parti del Fctc», scrivono i cento, «non dovrebbero essere distratti dal significativo potenziale di salute pubblica dei prodotti a rischio ridotto semplicemente perché le aziende produttrici di tabacco li producono.
Gli approcci di riduzione del danno coinvolgono inevitabilmente prodotti realizzati da entità commerciali che realizzano per i consumatori dei prodotti contenti nicotina in concorrenza con le sigarette. La sfida per i regolatori è quello di allineare gli incentivi del settore con gli imperativi di salute pubblica per ridurre i danni».
La lettera, oltre agli Stati Uniti, cita anche il Giappone dove, in seguito all’introduzione dei prodotti a tabacco riscaldato nel 2015, la vendita di sigarette e cigarillos è calata del 40%. «Tuttavia, questi risultati significativi», insistono i firmatari, «non sono riconosciuti dall’Oms nel suo recente documento per la Cop9 sui nuovi ed emergenti prodotti del tabacco. Il pericolo di questo approccio è che crea, di fatto, una protezione normativa del commercio di sigarette che, per citare il Royal College, causerà danni perpetuando il fumo». Quest’ultimo, continua la lettera, «rappresenta il 98% del peso globale della mortalità legata al tabacco. Gran parte della retorica dell’Oms inquadra la riduzione dei danni del tabacco come una strategia dell’industria per minare il controllo del tabacco. Ma questo ignora il sostegno sostanziale degli esperti per la riduzione dei danni del tabacco nella salute pubblica e nel controllo del tabacco e l’esperienza di milioni di fumatori che sono riusciti a cambiare e stanno meglio fisicamente, socialmente ed economicamente».
I cento firmatari, tra i quali figura anche l’oncologo italiano Umberto Tirelli, hanno fatto una serie di raccomandazioni ai Paesi membri Fctc e la prima è considerare la riduzione del danno una delle armi della strategia globale dell’Oms nella lotta contro le malattie legate al fumo. Poi hanno chiesto una valutazione precisa dei benefici e dei rischi delle sigarette elettroniche per i fumatori e di valutare bene che ogni proposta in questo campo non provochi «conseguenze non volute, compresi i potenziali aumenti del fumo». Ma soprattutto i firmatari del documento hanno chiesto di non creare una barriera controproducente ai prodotti a rischio ridotto che hanno benefici per la salute pubblica, rendere i negoziati più aperti agli stakeholder con prospettive di riduzione del danno, compresi consumatori, esperti di salute pubblica e alcune imprese con conoscenze specialistiche significative non detenute all’interno della tradizionale comunità di controllo del tabacco.
Bisogna, insistono, «avviare una revisione indipendente dell’approccio dell’Oms e della Fctc alla politica del tabacco nel contesto degli Sdgs (gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, ndr). Tale revisione potrebbe riguardare l’interpretazione e l’uso della scienza, la qualità della consulenza strategica, il coinvolgimento degli stakeholder, la responsabilità e la governance. Il Gruppo indipendente per il Pandemic Preparedness and Response avviato per valutare la risposta alla pandemia Covid-19, offre un tale modello».
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