Dalle elezioni comunali alle prossime politiche, ma non solo: Pietrangelo Buttafuoco a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata ai microfoni de La Verità. Tornando alle amministrative, lo scrittore ha spiegato che la maggioranza silenziosa del Paese non ha rappresentanza politica e culturale, considerando la scarsa affluenza. L’ultima eccezione è stato Berlusconi, massacrato «allo stesso modo in cui abbiamo visto svillaneggiati» Salvini e Meloni…
Il Centrodestra, in pressing per anticipare le politiche, è stato sconfitto perché è passato un lasso di tempo da quando chiedeva le elezioni, periodo che «ha svuotato l’entusiasmo» secondo Pietrangelo Buttafuoco: «Queste amministrative sono state un secondo Papeete. Si fosse votato quando toccava avrebbero stravinto».
PIETRANGELO BUTTAFUOCO: “CHIESA COMPLICE DEI SUOI PERSECUTORI”
«La cagnara sul fascismo ha spaventato il popolino», ha proseguito Pietrangelo Buttafuoco, spiegando che il dossier aggio cui si sono prestate testate e informazione tv «ha paralizzato i topi di campagna». Il ko del Centrodestra è legato sia alla campagna sul fascismo sia ai candidati sbagliati, ha aggiunto lo scrittore: «Senza quella cagnara, a Torino il centrodestra avrebbe vinto. Il grande centro dei moderati lo faranno grazie a Forza nuova che fa il gioco del Pd».
Nel corso dell’intervista a La Verità, Pietrangelo Buttafuoco ha evidenziato che il Pd è diventato il partito del sistema grazie all’astuzia gesuitica «d’innestarsi nella dissoluzione apparente delle due chiese del regime partitocratico, il Pci e la Dc. Per fare carriera i figli di buona famiglia devono bazzicare quelle stanze». L’intellettuale, ancora, ha sostenuto che la cultura è in mano alle elite di sinistra «perché purtroppo la Chiesa è stata politicamente complice dei suoi persecutori»: «Se chiacchieri con un alto prelato non ti parla di Dio, ma dell’etica. Se chiedi al cattolico medio il nome di un filosofo ti cita Norberto Bobbio e non l’unico grande filosofo che abbiamo avuto, Augusto Del Noce. Faccio quest’esempio apposta, perché avevano le aule confinanti all’università di Torino».