Quell’effetto-Lombardia

L'economia lombarda ha resistito alla pandemia e fortemente contribuito alle crescita del Pil italiano. Ma ha sfide importanti davanti a sé

La ferita inflitta dal Covid all’economia lombarda sarà rimarginata solo a fine 2022: quando il Pil regionale è atteso a un solido +3,4% rispetto ai a livelli pre-pandemia. Però Assolombarda – che ha appena rilasciato un report – è già soddisfatta per le tendenze registrate nel finale dell’anno in corso. 

Gli economisti dell’associazione degli industriali milanesi hanno alzato la stima del Pil lombardo fino al +6,4%: un punto in più di quanto era ipotizzato a metà anno; e 4 decimi in più della robusta crescita annuale prevista per l’Azienda-Italia. All’effetto-Lombardia risale stabilmente la produzione di più di un quinto del Pil italiano.

È stata la manifattura la linea di resistenza dell’economia lombarda sotto pressione-Covid negli ultimi 18 mesi: anche se nel 2021 è tornato importante il contributo dei servizi, i più colpiti dai lockdown nei mesi più duri della pandemia. L’industria – osserva Assolombarda – è stata comunque fondamentale soprattutto nel tenere le posizioni del Made in Italy sui mercati internazionali, in pieno tumulto. E la  Lombardia ha tenuto accesa – fra i venti impetuosi della recessione – anche la fiammella dell’imprenditorialità: nel secondo trimestre 2021, la “distruzione creatrice” indotta dal Covid ha portato a 15mila le nuove iscrizioni alle Camere di commercio (+4,7% rispetto al 2017-19), con attività professionali e consulenza informatica in testa.

Se d’altronde la “battaglia difensiva” appare vinta, la fine della “guerra economica del Covid” non sembra ancora vicina: anche in Lombardia. L’incognita si chiama inflazione sulle materie prime. La sfida finale – per rendere tale una vera exit socioeconomica – è quella di trainare la ripresa anche sul piano occupazionale. La resilienza produttiva durante i lockdown – segnala Assolombarda – è stata agevolata dai magazzini pieni: ora invece sono quasi vuoti e i colli di bottiglia nelle supply-chain internazionali hanno avvitato la spirale dei prezzi attorno alle penuria di materie prime (e di energia) e semilavorati. Sull’altro versante, la disoccupazione in Lombardia è salita in un anno dal 4,1% al 6%. Nelle altre macro-aree d’eccellenza dell’Ue (dalla Catalogna alla Baviera) è già in regressione. “C’è ancora molto da fare”, amano dire in queste fasi congiunturali economisti e tecnocrati: non solo per le parti sociali, ma soprattutto per i timonieri delle politiche industriali. Nazionali e regionali.

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