Il professor Andrea Crisanti è molto critico su green pass e obbligo vaccinale, ma anche sull’operato del governo per quanto riguarda la gestione della sanità. “Il taglio alla sanità è la cosa più facile da fare, soprattutto sulla prevenzione. Ora che si parla di Pnrr bisogna investire in questo. Anche i fondi stanziati sono obiettivamente molto limitati e non sono stanziati per creare una sanità più efficiente”, ha dichiarato ai microfoni di Agorà, su Rai 3. Il direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova critica anche la governance delle Regioni: “Il problema è fondamentale. Non esiste al mondo una singola istituzione che si fa le leggi, gestisce il budget e si nomina pure chi controlla le spese. Bisogna separare chi controlla da chi spende”.
Per quanto riguarda la situazione epidemica, Crisanti ha ricordato che “l’indice Rt non ha nulla a che fare con i tamponi, viene calcolato sui sintomatici. Quando supera 1 significa che i casi cominciano ad aumentare in modo esponenziale. Quella è la soglia di preoccupazione”. A tal proposito ha spiegato che il motivo per il quale l’Italia ha meno casi d’Europa è “perché ci siamo vaccinati più tardi e abbiamo ancora delle restrizioni. In Inghilterra e Israele le persone si sono vaccinate soprattutto tra gennaio e aprile, qui tra aprile e luglio”.
CRISANTI SU GREEN PASS E OBBLIGO VACCINALE
Il professor Andrea Crisanti ha parlato anche del calo della protezione fornita dai vaccini anti Covid: “Cala dopo sei mesi dal 95 al 40 per cento e contro le complicazioni dal 90 al 65 per cento nello stesso arco di tempo”. Riguardo il Green pass, il microbiologo è tornato all’attacco: “Se la vaccinazione dura sei mesi e il Green pass un anno, come può avere un impatto sulla trasmissione? È uno strumento ottimo per far vaccinare le persone, ma solo per questo”. Invece riguardo l’obbligo vaccinale, Crisanti ha suggerito realismo: “Ci sono tante persone che hanno fobie. Ci sono quelle che, per esempio, non viaggerebbero mai in aereo, nemmeno con l’obbligo. Bisogna accettare che c’è una piccola porzione di popolazione che ha questi problemi con la vaccinazione e queste persone non devono e non possono essere regalate ai no vax”.
IMMUNITÀ DI GREGGE? UN MIRAGGIO…
Quel che servirebbe è un compromesso: “Per esempio obbligarle ad usare la mascherina Ffp2 che è molto sicura”. Infine, ha chiarito quanto sia difficile raggiungere l’immunità di gregge: “È una percentuale teorica che dipende dall’indice di trasmissione del virus. Si raggiunge quando l’85% della popolazione è protetta, tenendo conto non tutti i vaccinati sono protetti. Se vacciniamo il 90% della popolazione in un arco di sei mesi, siamo protetti fino al settimo mese, poi bisogna rivaccinare man mano e si ricomincia”.