Si parla spesso di crisi della Chiesa Cattolica in Italia, e non solo, con argomenti faziosi e ben poco legati a fatti di realtà: i dati però che emergono dall’ultimo sondaggio condotto da Roberto Cipriani (professore emerito di sociologia dll’Università Roma Tre) per la Cei e pubblicato da Franco Angeli editore, sebbene non posso essere presi come verità assoluta, rappresentano ben più di un campanello d’allarme per vescovi e Vaticano.
“L’incerta fede. Un’indagine quali-quantitativa in Italia” è il titolo della ricerca svolta negli scorsi mesi che rileva una complessa situazione per i tanti fedeli cristiano cattolici presenti ancora nel nostro Paese: «pregano una volta all’anno, non sanno cosa sia il Catechismo, poco più del 20% va a messa e del Papa hanno l’idea che debba essere un tipo cordiale da invitare ad un aperitivo», riassume senza remore Caterina Maniaci su “Libero Quotidiano”, leggendo i risultati del sondaggio. A quel punto si ha gioco facile titolare “cattolici da aperitivo” per esprimere un particolare momento della fede e della religiosità cattolica in Italia: l’indagine sociologica inquadra infatti una fede sempre più dubbiosa ma con una religione comunque «diffusa» e «attenta ai valori». Il sondaggio è stato commissionato direttamente dalla Cei a 25 anni dalla prima ricerca su “La religiosità in Italia”. A Messa ci vanno solo il 22 per cento dei cattolici (nel 1995 era il 31%), ma tiene la preghiera personale: cala il numero di chi crede ad una vita oltre la morte, dal 41 al 28 per cento mentre è piaciuto frequente credere nella reincarnazione (4,4%). Il rischio è sempre più quello di “mescolare” principi, valori e usanze di più religioni per costruire quel ben poco definito “umanesimo religioso” che si distanzia sempre di più dalla sequela cruciale del Vangelo di Cristo.
SONDAGGIO SUI CATTOLICI ITALIANI: COME È CAMBIATA LA FEDE
Intervistato da “Vatican News”, il professor Cipriani spiega come è cambiata la religiosità in Italia negli ultimi 20 anni: «E’ una religiosità non più tanto formale, fatta di riti, di partecipazione alle celebrazioni, di presenza alla Messa domenicale, ma è una religiosità più riflessiva, più meditata e per questo diventa anche più problematica. Cioè sorgono i dubbi, non c’è più, almeno in linea di maggioranza, una fede bella, solida, senza difficoltà, senza dubbi. C’è una fede diversificata. Però non è venuta meno, perché comunque il problema si pone». Resta il problema delle superstizioni e dei riti “ispirati” al cattolicesimo ma ben lontani dal suo nucleo centrale: «Sono nuove forme, che a volte possono persino rasentare soluzioni di tipo magico, di tipo superstizioso. Ma non solo questo: si ricerca qualcosa di diverso. Per esempio: il significato dell’astronomia, il significato del rapporto con gli altri, il significato del condividere un’esperienza di tipo ludico, il significato del pregare in un modo diverso, il significato per esempio della musica e del canto. Sono molteplici, davvero innumerevoli, tutte queste nuove formule che diventano per certi aspetti un’alternativa rispetto al religioso tradizionale, ma per molti altri aspetti c’è una continuità, ci sono dei legami che vengono mantenuti. Nell’insieme, si può tutto riassumere con la spiritualità come ricerca di un sacro, magari anche diverso, che si trova in altre espressioni». Una fede “incerta”, la definisce ancora il sondaggio condotto da Cipriani per la Cei, che non significa perduta ma neanche del tutto “tranquilla”: «E’ una fede, non del tutto stabile, non del tutto costante, altalenante, con slanci in avanti e slanci anche verso il passato. E comunque fa abbastanza leva sui valori, che diventano un punto di discussione. Proprio sulla base di questo, noi vediamo che l’”incerta fede” si sostanzia anche con una moralità fondata piuttosto sul soggettivo che non sul dar credito a quello che dicono gli altri a quello che dice, magari anche il sacerdote sull’altare, o il vescovo, o il Papa. Quindi una ricerca in proprio di una strada che non sia quella di tipo istituzionale». Una fede che è anche “fluida”, come certificano i numeri della rilevazione: un 26,5% dei fedeli intervistati si definisce “cattolico a modo mio”, in una sorta di fede fai-da-te che è cresciuta enormemente negli ultimi anni. Il 27,5% non va mai a Messa anche se si dice cattolico, l’8% va solo a Natale, mentre solo il 22% segue ogni settimana l’Eucaristia di Cristo.