Non da oggi uno dei problemi maggiori a riguardo dell’infezione da Covid-19 per i bambini è comprendere in tempo se si tratti effettivamente di una forma di coronavirus o se invece i sintomi non vengano “scambiati” con altre patologie, come ad esempio la bronchiolite.
Con il via libera dato ieri dalla Fda americana all’uso emergenziale del vaccino Pfizer-BioNTech per i bambini 5-11 anni (una dose ridotta di un terzo, con due inieizioni a distanza di tre settimane), e con la parallela crescita dei contagi anche tra i minori con la variante Delta (anche se sempre in quantità infinitamente minori rispetto alla fascia di over 60), il tema di riconoscere l’effettivo Covid nei bimbi torna ad essere di stretta attualità. Con l’arrivo del freddo e dell’autunno-inverno, si moltiplicano i virus sinciziali (Rsv – Respiratory syncytial virus) ovvero le cause principali di bronchiolite e polmonite infantile, come quella che ha colpito la piccola Vittoria, figlia di Fedez e Chiara Ferragni. «Tutti gli anni in autunno arriva questo virus che riempie i reparti di pediatria e costituisce un pericolo non indifferente per i bambini più deboli. Purtroppo non abbiamo ancora un vaccino efficace», ha ricordato in questi giorni sui social il virologo Roberto Burioni mettendo in allerta dei tanti casi di bronchioliti, da non confondere con il Covid-19.
BRONCHIOLITE & COVID: TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE
Secondo uno studio recente pubblicato da “Nature”, in questo inverno 2021-2022 potremmo avere un notevole rimbalzo di casi di polmoniti, bronchioliti, influenze e anche meningiti rispetto ai minimi storici segnati nei due anni bui della pandemia. Questo perché il virus sinciziale, come del resto anche gli altri respiratori, hanno visto crearsi molta poca immunità lo scorso anno e potrebbero dunque cominciare a riprendere “quota” nei prossimi mesi. Spiega bene oggi il neonatologo del Policlinico di Milano Fabio Mosca, intervistato dal “Corriere della Sera”, «L’anno scorso il patogeno non ha circolato causa lockdown, mascherine, asili chiusi: una minore circolazione ha avuto come conseguenza il fatto che si è creata meno immunità». Secondo la Società Italiana di Pediatria, il virus respiratorio sinciziale si accumuna al Covid-19 per diversi fattori: inappetenza, difficoltà a respirare, affanno, nasco che cola, tosse secca e febbre. Come capire però la differenza tra i due virus lo spiega, sempre sul “CorSera”, Gianvincenzo Zuccotti, direttore del reparto Pediatria all’ospedale Buzzi di Milano: «In caso di raffreddore accompagnato da naso chiuso o che cola e qualche colpo di tosse o mal di gola senza altri sintomi, come disturbi gastrointestinali, siamo quasi certamente di fronte a un raffreddamento stagionale». Quando però il bimbo manifesta più di un sintomo, allora potrebbe essere Sars-CoV-2: «Se al raffreddore si aggiungono febbre superiore a 37,5 e magari sintomi gastrointestinali come vomito e diarrea allora è lecito sospettare un caso di Covid», conclude il pediatra. Occorre sempre consultare il proprio medico e una diagnosi certa, lo ricordiamo, può essere fatta solo con apposito tampone.