«La Cina non vincerà»: ne è certo Edward Luttwak, l’esperto di strategia americano e vasto conoscitore della geopolitica estera, intervistato da “Libero Quotidiano”. Solo pochi giorni dopo aver “destabilizzato” nel convegno alla Luiss Business School di Roma attaccando i politici italiani filo-cinesi («L’unico posto in Occidente dove i cinesi hanno grande influenza sociale è l’Italia. La propaganda cinese conta su gente come Romano Prodi, che in Cina vende milioni di libri, Massimo D’Alema, Giovanni Tria. Tutti vanno in televisione a inneggiare alla Cina»), Luttwak torna alla carica commentando gli accordi visti al G20 di Roma, non lesinando critiche e letture non esattamente “allineate” alla narrazione mediatica.
«Il G20 è un raduno di grandi potenze e di accattoni per dar l’illusione che si farà qualcosa per risolvere i grandi problemi mondiali, ma non porterà a nulla. Ogni potenza parla per sé, ma tutte insieme non vanno d’accordo», attacca con ferocia dialettica l’esperto analista. In merito alla Cina, il giudizio è senza appello: «è il maggior inquinatore del mondo e vuol continuare a esserlo, non rinunciando al carbone, tanto da prenderselo all’estero».
LA “PROFEZIA” SULLA CINA: PARLA LUTTWAK
Sempre dalle pagine di “Libero” Luttwak considera il progetto di egemonia mondiale di Pechino destinato a fallire per un motivo su tutti: «Prendono la gente a calci. Con l’atteggiamento scontroso del loro regime comunista, i cinesi stanno litigando con tante nazioni». Di certo se tutto il pianeta si opponesse all’egemonia cinese tutto in un solo colpo, per il regime di Xi Jinping non sarebbe semplice continuare a condizionare la geopolitica mondiale, ma non è neanche a questo (utopico) prospetto che si affida Luttwak. «Non è il Dipartimento di Stato degli USA a imbastire alleanze internazionali dirette al contenimento della Cina, come pensano a Pechino. Sono i governanti cinesi che, col loro modo di fare, intimoriscono molti paesi e suscitano la comparsa di tali alleanze». Ed ecco la chiosa ancora contro chi in Italia – dal M5s ad alcuni membri del Pd, passando per LeU e Sinistra Italiana – prosegue a collaborare con il Governo cinese: «Quei politici italiani che lavorano per gli interessi di Pechino continuano a credere che la Cina possa produrre qualsiasi cosa con altissima tecnologia. Non è vero. I cinesi sanno fare le calzette e le automobili, forse gli aeroplani, quando non copiano, ma nell’elettronica avanzata importano la maggior parte dei microchip e dei semiconduttori da Taiwan».