Ba è una parola giapponese che letteralmente significa luogo o spazio. Ba è una parola che è entrata con naturalezza nelle teorie di management per indicare la necessità che la gestione aziendale ponga in primo piano le relazioni. Ba è quindi un luogo, formale o informale, in cui i rapporti personali divengono più facili, più immediati, più costruttivi. Può essere un bar, un pub, un ritrovo pubblico, ma può anche essere un momento organizzato della vita aziendale con lo scopo prioritario di condividere esperienze e risultati.
Gli aspetti più interessanti di iniziative di questo tipo sono essenzialmente due: da una parte la volontarietà della partecipazione anche se al fondo resta una forte motivazione alla partecipazione a tutti i livelli; dall’altra lo sviluppo spontaneo del confronto senza un ordine del giorno definito e senza un obiettivo prefissato.
La logica del Ba è uno dei capitoli del libro di due docenti, ovviamente giapponesi, che hanno seguito lo sviluppo di qualità delle maggiori imprese del Sol Levante. Ikujiro Nanoka e Hirotaka Takeuchi sono gli autori de “L’impresa saggia, come le imprese creano l’innovazione continua” (ed. Guerininext, pagg, 430, € 29,50), un libro caratterizzato dalla concretezza dei casi aziendali, dalla profonda competenza manageriale, ma soprattutto da una logica che, senza retorica, mette la persona al centro dell’impresa.
Non si tratta solo della pur importante responsabilità sociale dell’impresa, un paradigma che entrato ormai stabilmente, almeno formalmente, nei valori delle aziende. Si tratta di partire da una logica estesa di bene comune come elemento costitutivo di una dinamica che ha nell’innovazione il suo punto cardinale.
Come scrive nell’introduzione Fabio Corno, Professore di management alla Bicocca e consulente aziendale: “È un management umano-centrico quello proposto da Nonake e Takeuchi, capace di valorizzare il contributo delle persone anche di fronte all’accelerazione estrema della tecnologia che caratterizza il nostro tempo. Un contributo importante che potrà aiutare le aziende e i business leader ad attraversare il ponte tra la teoria e la pratica”.
Il valore aggiunto delle testimonianze raccontate in questo libro sta proprio nel sottolineare come il mito dell’efficienza e della qualità non può essere raggiunto con parametri teorici, magari attraverso una divisione del lavoro costruita a tavolino, ma può essere molto meglio perseguito inserendo l’impegno all’interno delle imprese in una più vasta e condivisa responsabilità.
“Praticare la creazione di conoscenza – affermano gli autori – darà luogo a un’innovazione continua e migliorerà il rendimento delle organizzazioni, arricchendo al tempo stesso le nostre vite”. E questo è tanto più vero tanto più riflettiamo sul fatto che viviamo in una realtà in un costante e profondo rinnovamento, in cui la tecnologia offre nello stesso tempo grandi opportunità e inesplorati rischi, dove giustamente ha guadagnato un posto di primo piano il termine resilienza per indicare insieme l’adattamento, ma anche la necessità di gestire il cambiamento.
Abbiamo un futuro da creare, un futuro che “deve andare oltre l’interesse ristretto dell’impresa. Deve riguardare il bene comune”. Da questo principio di fondo nascono le cinque regole che i leader devono rispettare per far crescere la loro impresa nel lungo periodo: creare un futuro che i rivali non possono creare; offrire ai consumatori più vantaggi rispetto ai concorrenti; vivere in armonia con la società: avere uno scopo morale; praticare il bene comune come stile di vita.
È in questa prospettiva che obiettivi etici e progresso tecnologico possono sostenersi l’uno con l’altro. È in questa prospettiva che l’innovazione moltiplica le proprie potenzialità in un’azienda “saggia”.
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