«Greta Thunberg doveva parlare alla Cop26, un errore non invitarla»: è netto Ed Miliband, punto di riferimento dell’ambientalismo britannico, già leader laburista ed ex ministro per il Cambiamento climatico nel governo di Gordon Brown. Alla conferenza ONU sul clima in corso a Glasgow, spiega Miliband al “Corriere della Sera”, la vera leader è fuori dalle aule di discussioni anche fitte di questi giorni: «Greta e i giovani i veri leader? Hanno ragione: loro parlano senza esitazioni, senza tenersi sotto controllo, in maniera veritiera. Loro parlano non solo per i giovani, ma anche per quelli che non sono ancora nati. Se guardi le cose dal punto di vista di qualcuno fra 50 o 100 anni, direbbero che stiamo facendo troppo o troppo poco sul cambiamento climatico? Direbbero che stiamo facendo troppo poco. Dobbiamo ascoltare la voce di quei giovani».
Secondo il “presidente ombra” della Cop26, in forte opposizione al Premier Johnson, Greta «dovrebbe essere autorizzata a parlare dentro la Cop26: è stato un errore non darle l’opportunità di intervenire». Il problema del clima e del surriscaldamento, sempre secondo Miliband, non deve essere tenuto in secondo piano: per questo i mancati impegni totali di India e Cina dovrebbero preoccupare non solo i giovani, «Dobbiamo continuare a chiedere conto ai governi: siamo a 28 miliardi di tonnellate di emissioni quando dovremmo essere a 5. Questi sono i numeri che definiranno se avremo successo o falliremo. Sono un po’ preoccupato, perché se parliamo di 2050 o 2060 o 2070 sarà troppo tardi».
LA VERSIONE DI MILIBAND E IL RUOLO DELL’ITALIA
Le azioni urgenti da intraprendere nei prossimi, decisivi, anni sono parecchie e riguardano anche il nostro Paese: per Miliband, «Possiamo focalizzarci su uno o due Paesi inquinatori, ma ogni nazione del G20 deve fare di più, nessuno di loro sta facendo abbastanza. Il focus è stato su Cina e India, e questo va bene: ma ognuno deve fare di più e questo include Gran Bretagna e Italia». Servirebbe una verifica ogni anno per le valutazioni sul clima, e non una prossima Cop solo nel 2025: «i 100 miliardi di aiuti da parte dei Paesi ricchi non sono arrivati, il problema è che non c’è una pressione sui grandi inquinatori per agire. Ma qui a Glasgow dobbiamo massimizzare la pressione sui grandi inquinatori. E dobbiamo tornare a riunirci dopo Glasgow, non nel 2025 come il mondo sta programmando, ma prima: per dire che non è abbastanza, che dobbiamo alzare il livello delle nostre ambizioni».