Roberto Alessi, direttore di “Novella 2000” e direttore editoriale del settimanale “Visto”, è intervenuto in qualità di ospite e in collegamento audiovisivo nel corso della puntata di oggi, lunedì 8 novembre 2021, di “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele. La sua opinione è stata richiesta sulla droga dello stupro, purtroppo sempre più diffusa nel nostro Stato, e sulla morte di un diplomatico brasiliano nel marzo 2020: “Questo diplomatico era figlio di un importantissimo funzionario e in Brasile sono almeno 8 le persone morte in circostanze misteriose, peraltro proprio con questo genere di sostanze di mezzo”, ha precisato il giornalista.
Il vero problema di questo tipo di sostanza stupefacente è che “costa poco ed è ben distribuita. Inoltre, non abbiamo investigatori rodati per questo tipo di inchieste e c’è una distribuzione ben ramificata. Sembra che proprio Roma e Fiumicino siano al centro di questo tipo di traffici. Queste sono droghe pericolose, ma allo stesso tempo costano veramente poco, fanno perdere i freni inibitori e portano sull’orlo di una crisi psicotica. Gli stessi spacciatori perdevano la coscienza di se stessi e nelle intercettazioni ammettevano di non sapere di capire chi stesse parlando: erano davvero loro o il Gbl a farli parlare?”.
ROBERTO ALESSI: “DROGA DELLO STUPRO DISTRIBUITA DA PERSONE CHE CERCANO IL GUADAGNO FACILE”
Nel prosieguo di “Storie Italiane”, Roberto Alessi, in materia di spaccio di droga dello stupro ha asserito che “da una parte abbiamo l’avidità di certi professionisti che cercano il guadagno facile, compresi i medici, che pensano di avere trovato un filone per fare denaro. Dall’altra, ci sono quelli che il denaro già ce l’hanno, come Alberto Genovese, e vogliono dimostrare il loro potere, la loro autorità, il fatto di potere decidere cosa fare di chi hanno intorno”.
Alle feste di Genovese, inoltre, cercavano ragazze immagine: “Ma come fai a pensare che non ci sia un biglietto da pagare dopo, che non sia richiesto un certo tipo di disponibilità? E poi, come si può considerare ancora la donna come un’immagine?”.