OPZIONE DONNA VERSO CONFERMA SENZA MODIFICHE
Secondo quanto riporta Askanews, “per Opzione donna si profila una conferma delle attuali modalità, a differenza di quanto era emerso nel confronto sulla manovra. Come aveva anticipato anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando al question time, infatti, spiegano fonti di governo, non sarà innalzata l’età pensionabile a 60 anni, ma saranno mantenuti gli attuali parametri: 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome”. Intanto, come riporta Il Sole 24 Ore, “sono meno di 100mila i professionisti iscritti alle Casse di previdenza che hanno chiesto l’esonero parziale dei contributi previdenziali. Un numero molto più basso dei 300mila stimati”, a causa, sembra, dei requisiti previsti per richiedere tale esonero. Con la Legge di bilancio 2021, ricorda il quotidiano di Confindustria, era stato stanziato un miliardo di euro per questa misura e, considerando che l’importo massimo dell’esonero per professionista è di 3.000 euro, al momento resterebbero inutilizzati circa 700 milioni di euro.
PENSIONI, LE ULTIMISSIME MODIFICHE IN MANOVRA
Servirà un nuovo Consiglio dei Ministri domani per licenziare le ultime modifiche da apportare alla maxi Manovra di Bilancio, in vista dell’approdo della Finanziaria in Senato per venerdì.
Riforma pensioni, Reddito di Cittadinanza e bonus sono i tre punti “focali” dove si attendono novità importanti: Quota 102 verrebbe confermata (64 anni e 38 di contributi) ma solo per il 2022, poi conferma dell’Ape Sociale con allargamento della platea e ben 23 nuove categorie di lavoratori gravosi. Le modifiche che si attendono in CdM domani – rileva “Il Sole 24 ore – potrebbero vedere ulteriori allargamenti all’anticipo pensionistico per donne e nuove mansioni gravose. Intervenendo fuori dal Parlamento, il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato, «La Lega ha le idee chiare sulla manovra: aumentare le pensioni per i disabili, tagliando gli sprechi del reddito di cittadinanza, ampliare la Flat Tax, sostenere imprenditori e autonomi». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI ORLANDO
Andrea Orlando ritiene che “ci siano tutte le condizioni perché sulle pensioni si apra un confronto che affronti in modo strutturale alcuni dei problemi posti”. Il ministro del Lavoro, intervistato dalla Stampa, spiega anche che in tema di riforma pensioni “l’intervento del governo non è strutturale. Bisognava uscire da misure eccezionali con qualcosa che rendesse meno forte l’impatto sui lavoratori. Ora c’è da capire come si torna a un sistema che deve essere contributivo evitando le rigidità che la legge Fornero portava con sé. A partire da cosa succede per le nuove generazioni”. Orlando spiega anche di vedere “le condizioni per un dialogo sociale che può portare a un miglioramento della manovra, affrontando il tema della previdenza al di fuori del dibattito sterile ‘quota 100 sì quota 100 no’”. Dal suo punto di vista, “non era scontato gestire in maniera unitaria e senza rotture due temi divisivi e fortemente simbolici come quota 100 e reddito di cittadinanza”. Non mancherà sicuramente un commento dei sindacati alle parole del ministro.
IL PESO DELLE DISUGUAGLIANZE DI GENERE
Il Mercer CFA Institute Global Pension Index 2021 vede l’Italia al 32° posto su 42 Paesi esaminati, in discesa rispetto alla 29esima posizione dello scorso anno. Come riporta Teleborsa, in testa alla classifica sul sistema pensionistico c’è l’Islanda, davanti a Olanda, Danimarca, Israele, Norvegia, Australia, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Singapore, Svizzera, Canada, Irlanda, Germania, Nuova Zelanda, Cile, Belgio, Hong Kong. Stati Uniti, Uruguay, Francia, Emirati Arabi Uniti, Malesia, Spagna, Colombia, Arabia Saudita. “A incidere sul risultato sono state anche le disuguaglianze di genere rilevate in Italia dal momento che il focus dell’indagine Mercer 2021 è dedicato al gender gap pensionistico. Lo studio evidenzia, infatti, nel nostro Paese una maggior consuetudine delle donne a svolgere un lavoro part time. Le donne versano, inoltre, i contributi in maniera meno regolare perché spesso devono interrompere il lavoro per mansioni di accudimento e non vi è l’obbligatorietà del versamento dei contributi durante il congedo di maternità”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TREGUA
In un articolo pubblicato sul Quotidiano di Sicilia, il direttore Carlo Alberto Tregua ricorda che “l’anno prossimo, salvo aggravi, lo Stato erogherà 308 miliardi di euro mediante 22,8 milioni di assegni pensionistici”. Di fatto, quindi, “un terzo del bilancio dello Stato serve per sostenere cittadini che in parte hanno meritato l’assegno ed in parte, invece, no. Ci riferiamo a tutti i pensionati che ricevono ancora gli importi calcolati col metodo retributivo, cioè non proporzionati ai contributi versati, e ad altri che ricevono tale assegno calcolato col metodo misto, retributivo-contributivo, in base alla riforma Dini, entrata in vigore il primo gennaio 1996”. Tregua ricorda che secondo l’Inps, un ricalcolo contributivo di tutti gli assegni porterebbe a una spesa complessiva tra i 45 e i 50 miliardi di euro.
L’ATTUALIZZAZIONE DELLA LEGGE FORNERO
Tale ricalcolo sarebbe però incostituzionale, ciò non toglie che bisognerebbe lavorare a un sistema più equilibrato che sfavorisce i giovani. Per Tregua occorre un ritorno alla Legge Fornero, perché “non si può continuare ad appesantire il sistema pensionistico mandando fuori dal lavoro cittadini di sessanta – sessantadue – sessantaquattro -sessantasei anni, perché l’attuale limite di sessantasette anni è congruo in relazione all’attesa di vita”. Per il direttore del Qds la riforma delle pensioni del 2011 andrebbe però attualizzata “passando definitivamente al calcolo contributivo delle pensioni ed allungando ulteriormente il limite oltre i sessantasette anni”, così da “rendere compatibile ed equilibrato il servizio previdenziale”.
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