La terza dose di vaccino anti-Covid fra gli italiani pare suscitare una minima quantità di scetticismo. In particolare, vi è una statistica che esorta a una riflessione approfondita: malgrado l’aumento dei contagi nelle ultime settimane, infatti, un cittadino su dieci si dice determinato a non sottoporsi al richiamo vaccinale, dunque alla dose booster. In questo caso, il discorso no vax non c’entra: stiamo parlando di persone che si sono regolarmente sottoposte alle prime due dosi di siero.
Così, i colleghi de “La Repubblica”, hanno contattato Guendalina Graffigna, psicologa dell’Università Cattolica di Cremona e direttrice del centro di ricerche EngageMinds Hub, per chiederle lumi sul fenomeno, ottenendo la seguente risposta: “All’inizio della campagna vaccinale, per convincerci a partecipare, ci avevano illuso che i vaccini ci avrebbero portato fuori dalla pandemia quasi con un colpo di bacchetta magica – ha asserito l’esperta –. Dalla crisi stiamo effettivamente uscendo grazie ai vaccini, ma come tutti i farmaci, anche loro hanno dei limiti. Se ne avessimo parlato onestamente fin dall’inizio, citando tra l’altro l’effetto temporaneo della protezione, non ci troveremmo di fronte a un senso di frustrazione così diffuso. Anche perché non è la prima volta che ci viene prospettata l’uscita dal tunnel. E troppe volte siamo stati disillusi”.
TERZA DOSE VACCINO ANTI-COVID, LA SFIDUCIA DEL 10% DEGLI ITALIANI È DOVUTA ALLA “FRUSTRAZIONE”
La dottoressa Graffigna ha precisato che l’insicurezza sociale ed economica e il timore che il virus possa tornare a limitare le nostre attività, sono sensazioni molto presenti nella popolazione. Il punto è che “il patto tacito fra scienza e cittadini si è incrinato. Ci era stata ventilata un’uscita immediata dalla pandemia qualora ci fossimo vaccinati. Questo sta effettivamente avvenendo, ma con qualche ritardo. È normale, i miracoli non esistono, ma sarebbe stato meglio chiarirlo fin dall’inizio, invece di strizzare l’occhio a scenari troppo belli per essere veri. La scienza, che con l’arrivo delle prime dosi era stata idealizzata, ora viene demonizzata”.
L’esitazione verso la terza dose vaccinale, infine, non registra “differenze fra sesso, fasce di età, provenienza geografica e titolo di studio: un fatto non frequente in questo tipo di rilevazioni”.