Il cibo del futuro non verrà più dai campi e dalla natura, ma dai laboratori. È quanto emerge dall’inchiesta mandata in onda dalla trasmissione “Fuori dal Coro”, programma condotto da Mario Giordano su Rete 4, che fa luce su quello che sembrerebbe essere un meccanismo ormai consueto nella filiera. Nel servizio condotto da Francesco De Luca si scopre infatti, passo dopo passo, come da cibi naturale come possono essere uova o miele ne derivano anche dei sintetici, creati ad hoc in laboratorio attraverso procedimenti chimici che di naturale non hanno un bel niente.
Dopo la carne coltivata in laboratorio, con la testimonianza di Didier Touba che ha mostrato come da semplici cellule bovine isolate è possibile ricreare carne animale, alcune aziende hanno messo mano al portafoglio per mettere in campo la produzione di pesce in provetta e miele senza api. Darko Mandich, Ceo e cofondatore di MeliBio, ha infatti svelato: “Abbiamo sviluppato una profonda conoscenza biochimica del miele insegnando ai microbi come riprodurre il lavoro dell’ape per fare il miele”. Anche il latte senza mucca sarebbe in dirittura d’arrivo, grazie al lavoro di alcuni microbi, così come il caffè sintetico prodotto in Finlandia.
Cibo sintetico, allarme microbi e chimica: “innaturali”
Girando per le città e sentendo il parere dei cittadini, la risposta al microfono di “Fuori dal Coro” è la stessa: “Se mi trovo in tavola una trota da laboratorio mangio piuttosto l’insalata”. “Miele senza api? Mi vengono i capelli dritti e ormai non ne ho più” ha detto un altro intervistato. C’è chi tuona: “Andiamo oltre quello che è la tradizione e la natura, il formaggio in laboratorio non è formaggio”. Tra le immagini che scorrono ci sono anche quelle di una conferenza di Arturo Elizondo, Ceo di Clara Foods, che ha ammesso: “Ci siamo chiesti: possiamo sostituire il pollo per la produzione di proteine nell’uovo? Possiamo sostituire gli animali nel sistema di produzione di proteine? Negli ultimi anni abbiamo fatto proprio questo”.
Erasmo Neviani, Microbiologo università di Parma, ha avvertito: “I microrganismi hanno la capacità per via fermentativa di sviluppare modificazioni importanti di substrati che siano vegetali o animali per ottenere alimenti che possono essere più o meno differenti o più o meno simili a degli alimenti a nostra disposizione. Si avvicinano alla struttura e al gusto. Se cominciamo a chiamare latte una cosa che latte non è, è un problema“. Marina Montedoro, direttrice Coldiretti Lombardia, ha lanciato l’allarme: “Andare a supportare questi alimenti che vengono fatti in laboratorio non è altro che supportare quelli che sono dei benefici economici di multinazionali che non hanno a che fare col tessuto produttivo italiano. È un vero e proprio attacco agli agricoltori”.