Il cold case di Nada Cella, uccisa il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco, presso cui lavorava come segretaria, si è riaperto a distanza di 25 anni e mezzo. Dopo alcune osservazioni effettuata da una criminologa (la quale, per questo motivo, è stata minacciata), nel registro degli indagati sono stati iscritti lo stesso Soracco (con sua mamma) e Annalucia Cecere, la donna che si dice fosse innamorata del professionista.
La madre della vittima, la signora Silvana, in collegamento dalla sua abitazione di Chiavari, località in provincia di Genova, ha parlato ai microfoni di “Storie Italiane” nella mattinata di oggi, giovedì 11 novembre 2021: “Io vorrei giustizia per mia figlia, vorrei capire perché è successo questo, il motivo per cui mia figlia è stata massacrata in quel modo”. I giudici propendono per una pista passionale, legata alla gelosia: “Io questo non posso dirlo perché non so nulla, ho letto questo sui giornali. Non posso confermare perché non sono a conoscenza di questo. Io so solo che mia figlia andava a lavorare lì in ufficio, dove è successa questa cosa orribile che mi ha cambiato la vita”.
NADA CELLA, LA MAMMA SILVANA: “GRAZIE ALLA CRIMINOLOGA, È STATA FONDAMENTALE”
La mamma di Nada Cella ha voluto ringraziare la criminologa Antonella Pesce Delfino, che ha riletto gli atti con attenzione e scrupolo: “Il suo lavoro, le sue indagini sono state fondamentali. È andata a cercare i testimoni”, che all’epoca dissero di avere visto Annalucia Cecere nei pressi dell’ufficio dove è stata assassinata la giovane Nada. La signora Silvana ha aggiunto che “confido molto nella giustizia e voglio ringraziare tutti quelli che hanno lavorato tanto a questo caso”.
Nel frattempo, a “Storie Italiane” sono stati trasmessi i messaggi audio inviati dalla Cecere alla dottoressa Pesce Delfino. Ecco parte dei contenuti di questi frammenti audio: “Non fare la finta tonta s*****… Ma come facevi a sapere che uscivo con… e tutti i c**** miei… Hai paura, eh? Adesso son qua… Non ti preoccupare. Non fare la finta tonta…”.