La storia di Filomena, una donna di quasi 75 anni di Roma, quartiere Centocelle, è stata raccontata oggi nel corso della puntata di Ore 14. La sua storia è simile a quella di molti altri italiani i quali si sono ritrovati a combattere per poter riaccedere nelle proprie case occupate. Nel 2017 la donna ha lasciato la sua abitazione per sottoporsi ad un intervento chirurgico. Il ricovero è durato circa due mesi ma al suo rientro ha trovato la serratura cambiata scoprendo che all’interno della sua casa c’era una donna marocchina che aveva occupato l’abitazione.
Da allora Filomena ha intrapreso una battaglia legale per potersi riappropriare della sua casa e finalmente quest’anno, lo scorso maggio, il tribunale di Roma ha condannato la donna marocchina allo sfratto immediati che però non è avvenuto “perché mancava il nome sul citofono di casa”, come ha rivelato l’inviata. I Carabinieri, secondo il racconto della donna, non avrebbero trovato il suo nome sul citofono: “L’ufficiale giudiziario non l’ha trovato, è ritornato indietro quindi è passato altro tempo”.
Casa occupata, sfratto dopo 5 anni: il caso di Filomena
Un caso-fotocopia ad altri centinaia di casi in tutta Italia, quello raccontato oggi dalla signora Filomena alla trasmissione di Rai2. “Questo non è un caso isolato”, ha spiegato il padrone di casa Milo Infante. La donna protagonista ha dovuto attendere 5 anni di occupazione abusiva da parte di una ragazza marocchina che aveva poi subaffittato ad altri. Al suo ritorno, la 74enne ha trovato l’abitazione del tutto cambiata: “La cucina è irriconoscibile”, ha commentato la donna.
La signora, nonostante sia vittima, dovrà anche provvedere a pagare tutti gli arretrati relativi alle spese condominiali mai ovviamente pagate negli ultimi 5 anni. Ma chi pagherà per ristrutturare tutto? “Pago tutto io”, ha commentato Filomena, “ed anche il condominio, perché l’amministratore i soldi li vuole da me in quanto proprietaria”. La donna ha dovuto pagare l’avvocato e tutte le spese aggiuntive. Quando la signora Filomena ha contattato i carabinieri per segnalare la sua casa occupata i militari le hanno risposto “che loro non possono fare nulla. Mi hanno detto di starci tutte e due”. Ad intervenire è stata anche la dottoressa Roberta Bruzzone per la quale nulla di questa vicenda sarebbe normale: “Non mi sembra normale che esistano delle corsie preferenziali solo perchè si accendono le telecamere”, ha ammesso.