Un vaccinato su dieci dice “no” alla terza dose. Il risultato di uno studio condotto dall’Università Cattolica sugli italiani che hanno già ricevuto le prime due dosi è questo. A parlarne, nel corso della puntata di Omnibus andata in onda giovedì 11 novembre, è stata la coordinatrice nonché psicologa dei consumi Guendalina Graffigna. “Il 70% degli italiani è convinta di effettuare il richiamo, mentre il 30% nutre dei dubbi. Di questi ultimi il 10% è certo che non lo farà”, ha spiegato l’esperta.
Le motivazioni sarebbero “emotive” e non “cognitive”, dunque basate sulla elaborazione delle informazioni. “Esse sono il frutto di una sorta di frustrazione e delusione di una aspettativa, forse irrealistica, secondo cui saremmo usciti dal tunnel prima del previsto”, ha spiegato l’esperta. In realtà, in molti avevano capito che non sarebbe stato così semplice. “Uscire da una pandemia non è per nulla facile, è un processo che richiede gradualità e sforzi. Non per tutti evidentemente è chiaro. Delle comunicazioni meno caute hanno fatto pensare loro che ce l’avremmo fatta con due dosi di vaccino. Le rassicurazioni potranno sicuramente riconfigurare questi atteggiamenti, che però sono comunque degli importanti campanelli d’allarme”, ha aggiunto.
No a terza dose da 1 vaccinato su 10: il parere della dott. Graffigna
La dottoressa Guendalina Graffigna, oltre a registrare il no alla terza dose da parte di un vaccinato su dieci, ha notato che la popolazione è sempre più attiva sui temi della salute. Un aspetto che ha dei pro e dei contro. “È importante che il cittadino partecipi, ma deve sapere qual è il proprio ruolo. La partecipazione deve essere sana, perché la sanità è un gioco di squadra”. Un esempio calzante è proprio quello relativo ai vaccini. “Essi sono dispositivi medici efficaci e sicuri, ma se non c’è l’intenzione di vaccinarsi non danno effetti”.
La comunicazione, in tal senso, svolge un ruolo fondamentale nell’indirizzare la popolazione verso la strada corretta. “Un conto è l’informazione in termini di contenuto ed un altro conto è l’interpretazione che ne trae chi legge e/o ascolta, che è un meccanismo psicologico che deriva dai valori, dai gusti e dalle esperienze pregresse. L’informazione è fondamentale, ma deve essere coordinato il processo di interpretazione, che ha una coda lunga da governare. La cultura della salute deve essere sana, non persuasa da allarmismi e credenze”, ha concluso la psicologa.