Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente, fra le altre, della Ferrari, ha rilasciato una bell’intervista stamane ai microfoni di TuttoSport, una lunga chiacchierata in cui ha ricordato quanto accadeva 30 anni fa, nel 1991, quando rientrò proprio in Ferrari nelle vesti di presidente, dopo aver guidato la scuderia di Formula 1: “Era una cosa da far tremare i polsi – le parole di Luca Cordero di Montezemolo riferite a quel periodo di crisi a Maranello – non dobbiamo dimenticare, infatti, che alla Ferrari, di lì a poco, scattò la cassa integrazione. Era un momento in cui si parlava di far fare alla Ferrari addirittura le cabine per i trattori. Insomma, non era semplice. Compresi subito – ha proseguito – che la Ferrari era in mano agli ingegneri, alcuni dei quali, sia detto col massimo rispetto, provenienti dalla Fiat e di conseguenza con una cultura di prodotto e di azienda molto diversa”.
Curioso anche l’aneddoto sulla Ferrari 348, modello di punta dell’epoca: “Nella prima riunione chiesi ai tecnici anche informazioni sui modelli: allora c’erano la 348 e la Testarossa. Parlando della 348 si sprecavano gli elogi. Ascoltai in silenzio e poi dissi: ‘Mi dispiace dovervelo dire ma veramente questa è una macchina che fa schifo. Ce l’ho. L’ho appena comprata. È la prima Ferrari che acquisto. E vi dirò di più. A Roma ad un semaforo avevo affiancato un ragazzo con una Golf GTI colore nero: quando è scattato il verde mi ha dato dei metri’. Feci provare la mia Ferrari anche a Niki Lauda e pure li rimase stupito da questa vettura che faceva tanto rumore ma rimaneva ferma”.
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO: “DIEDI DA LEGGERE DEI GIORNALI FEMMINILI…”
Luca Cordero di Montezemolo attuò quindi una profonda rivoluzione, anche con metodi non proprio usuali: “Pensi che nel corso della mia prima estate da presidente della Ferrari a tutti i primissimi livelli dell’azienda diedi una serie di giornali femminili (Vogue, Elle) da leggersi in vacanza per far capire loro dove stava andando il trend del mondo: colori, materiali, gusti. Lì mi presero per matto. Lavorai con Sergio Pininfarina sullo stile delle nuove vetture”.
Infine un ultimo aneddoto sempre sulla Ferrari e sulla città di Napoli: “Cammino tranquillamente quando incontro un signore che mi ferma e mi fa tutto risoluto: ‘Perché non è a lavorare a Maranello con le figure che fate?’. Rispondo: ‘Guardi che da sei anni non ci sono più’. E lui, per tutta risposta: ‘A lavorare deve andare, fate delle figure da cioccolatai, ci vergogniamo!’. Quello che davvero mi manca più di tutto è la gente, l’ambiente della fabbrica, le riunioni per i nuovi prodotti con la squadra di Formula 1 per vedere come migliorano le cose”.