Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia presso l’Università di Padova, è intervenuto ai microfoni di Sky Tg24 nella mattinata di oggi, martedì 16 novembre 2021, per fare il punto sulla situazione pandemica attuale. Innanzitutto, l’esperto ha commentato la questione Green Pass, evidenziando come non si tratti di una misura di sanità pubblica e specificando che “c’è sicuramente un disallineamento temporale tra la durata della certificazione verde e la durata della protezione data dalla vaccinazione. Per questo, portare la validità della certificazione a 9 mesi ha senso, ma io la porterei a 6 mesi”.
In materia di terza dose, Crisanti ha poi evidenziato come a suo giudizio andasse decisa subito e “sarebbe stata opportuna già dopo 5 mesi. Essa ripristina completamente la protezione, lo dimostrano i dati che giungono da Israele. Quarta dose? Prematuro parlarne, così come i trial sui bambini che abbiamo a disposizione non sono sufficientemente estesi. Ci sono Paesi come l’Austria che hanno iniziato a vaccinare e sicuramente condivideranno i dati”.
ANDREA CRISANTI: “OTTIMISTA PER IL PROSSIMO SANTO NATALE”
Dopo un rapido accenno ai tamponi (“i test rapidi antigienici hanno una loro validità in determinate circostanze, ma come lasciapassare sociali lasciano a desiderare”), Andrea Crisanti a Sky Tg24 si è detto ottimista per il prossimo Natale, grazie ai vaccini e alle misure adottate da parte delle istituzioni: “Sarà un Natale più libero. Il mio ottimismo viene dal guardare cosa sta accadendo nel Regno Unito, dove hanno vaccinato meno rispetto a noi, intorno al 75% della popolazione, ma non applicano le misure e il contenimento che invece applichiamo qui. Non c’è nessun divieto di assembramento e nessun obbligo di usare la mascherina al chiuso e si è stabilito un equilibrio settato a 40mila casi e 150 decessi al giorno”.
In Italia, invece, oltre ad una copertura vaccinale più alta, “abbiamo le misure come l’obbligo della mascherina al chiuso e il Green Pass. Da noi penso si arriverà a un equilibro più basso, probabilmente intorno a 15-20mila casi, e a un numero di decessi accettabile e non più elevato di quello che potrebbe causare un’influenza severa”.