Per il ritorno completo alla normalità in sicurezza, cioè alla vita che avevamo prima della pandemia Covid, bisogna raggiungere una copertura del 90% della popolazione con vaccini a mRna, ma comprendendo i bambini dai 5 anni in poi, ma è sfumata la prospettiva dell’immunità di gregge. È quanto emerge da uno studio della Fondazione Bruno Kessler, che è stato firmato anche dal presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro e dal direttore della Prevenzione del Ministero della Salute Giovanni Rezza. «L’alta trasmissibilità del Delta e l’imperfetta protezione vaccinale contro l’infezione non permetteranno un ritorno completo della società alla vita pre-pandemica senza il rischio del verificarsi di ulteriori ondate pandemiche», la premessa dei ricercatori nello studio che è stato pubblicato su medRxiv.
Ma con l’approvazione di un vaccino pediatrico e raggiungendo la copertura del 90% in tutte le classi di età, «un ritorno completo alla società pre-pandemia potrebbe ancora essere previsto». In ogni caso, «l’aumento della copertura vaccinale consentirà ulteriori margini di riapertura della società anche in assenza di un vaccino pediatrico». I risultati di questo studio, inoltre, «possono supportare la definizione di obiettivi di vaccinazione per i paesi che hanno già raggiunto un’ampia copertura della popolazione».
“CON VARIANTE DELTA NIENTE IMMUNITA’ DI GREGGE”
Ma dalla ricerca è emerso anche che l’effetto negativo della diffusione della variante Delta a luglio è stato compensato interamente dalla vaccinazione avvenuta nei mesi di luglio ed agosto. «Tuttavia, la diffusione globale della variante Delta altamente trasmissibile ha probabilmente soppresso le possibilità residue di eliminazione di SARS-CoV-2 attraverso la sola immunità di gregge». Lo studio di Fondazione Kessler-Iss-Ministero della Salute ha consentito anche di fare un calcolo dei decessi che sono stati evitati grazie alla campagna vaccinale. Questa ha evitato dal suo inizio e fino al termine di giugno ben 12.100 morti, consentendo la ripresa di circa la metà dei contagi sociali che erano registrati prima della pandemia. Quindi, hanno dimostrato che nella prima metà del 2021 una simile traiettoria epidemica senza vaccino avrebbe comportato un eccesso di morti del 27% rispetto a quelle che ci sono state nello stesso periodo.
Ma questo avrebbe comportato una riduzione dell’attività sociale di un quarto e si sarebbe mantenuto un rischio molto più elevato di ulteriori ondate, con un numero medio di riproduzione effettiva al 30 giugno 2021 di 2,6, invece dell’1,9 stimato in presenza di vaccinazione. «Infine, sottolineiamo che i nostri risultati prospettici devono essere rivisti in caso di futura comparsa di nuove varianti ipertrasmissibili. Una tale possibilità potrebbe mettere in pericolo i guadagni ottenuti dalla vaccinazione, forzando nuove battute d’arresto nel recupero dei contatti sociali ed esacerbando il peso di una potenziale ulteriore recrudescenza epidemica», hanno concluso (e avvertito) i ricercatori.