«Mani Pulite è stata un’occasione mancata per fare diventare l’Italia un Paese migliore, un po’ più simile ai Paesi a cui vorrebbe assomigliare, dove ad esempio i bilanci delle imprese non sono falsi e dove non è frequente che funzionari pubblici prendano tangenti. Questi comportamenti sono rari ed esecrati altrove, mentre da noi sono frequenti e non abbastanza censurati»: così Piercamillo Davigo nella lunga intervista rilasciata a Di Martedì.
L’ex magistrato ha ripercorso la sua carriera, ricordando il primo imputato per corruzione interrogato: «Era un giovane funzionario di Pavia, avevamo appena la stessa età: io me lo immaginavo pieno di entusiasmo. Gli avevo chiesto come mai un ragazzo di 27 anni si era venduto per 250 mila lire – ha spiegato Piercamillo Davigo – lui rispose “lei non può capire, fa parte di un mondo in cui queste scelte sono individuali. Io non ho mai avuto il coraggio di dire di no”».
PIERCAMILLO DAVIGO, L’ANEDDOTO SU BERLUSCONI
Piercamillo Davigo è poi tornato su Mani pulite e Tangentopoli: «Di Pietro era un grandissimo organizzatore, un lavoratore instancabile. Io andavo in ufficio abbastanza presto, una mattina l’ho trovato addormentato con la finestra sopra il tavolo: mi ha sentito entrare, si è svegliato e mi ha detto che aveva fatto tardi e si era addormentato in ufficio. Apprezzamenti femminili? Un giornale femminile lo dipingeva come il massimo erotico delle donne italiane, la cosa ci fece molto divertire. I complimenti piacciono a tutti». Piercamillo Davigo ha poi rivelato un retroscena su Silvio Berlusconi: «Io e Gherardo Colombo rimanemmo sconcertati. Fu sentito nell’anticamera del procuratore, c’erano delle coppe alle pareti vinte dalla squadra di calcio della procura. Lui disse: io ne ho vinte di più».