CureVac, dopo la bocciatura del primo vaccino a mRNA contro il Covid-19 (la cui efficacia era pari al 48%), ne ha creato uno di seconda generazione che potrebbe offrire un importante contributo al mondo della scienza. Il CV2CoV è stato infatti ottimizzato in modo tale che la strategia sia significativamente migliorata.
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature, è stato realizzato dairicercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) sui primati non umani al fine di valutare la capacità del vaccino di seconda generazione di provocare una risposta immunitaria e la loro efficacia protettiva contro il Covid-19 nei soggetti in questione, ovvero un gruppo di macachi. I dati hanno dimostrato che mentre CVnCoV, ovvero il vaccino di prima generazione, aveva fornito solo una modesta riduzione della carica virale negli animali immunizzati successivamente sottoposti al virus, CV2CoV ha invece indotto risposte anticorpali dieci volte superiori e ridotto drasticamente le cariche virali. Gli effetti sarebbero simili a quelli prodotti dai sieri Pfizer/Biontech e Moderna.
CureVac, vaccino anti-Covid di seconda generazione: gli effetti sulla variante Delta
“Abbiamo scoperto che CV2CoV ha suscitato risposte immunitarie sostanzialmente più elevate e ha fornito un’efficacia protettiva significativamente migliorata contro la SARS-CoV-2, il virus che causa il Covid-19, rispetto a CVnCoV nei macachi. Questi dati suggeriscono che l’ottimizzazione di elementi selezionati della struttura portante dell’mRNA può migliorare sostanzialmente l’immunogenicità e l’efficacia protettiva dei vaccini mRNA”. Lo ha affermato, secondo quanto riporta Gen, Dan H. Barouch, il direttore del centro che ha condotto lo studio.
I risultati del CureVac, il vaccino anti-Covid di seconda generazione, hanno evidenziato inoltre che esso potrebbe essere maggiormente efficace nei confronti della variante Delta – ed in generale nei confronti di tutte le altre mutazioni – rispetto a quelli attualmente a disposizione. Lo studio ad ogni modo dovrà andare avanti per comprendere se tali dati si riflettono anche nell’uomo e non soltanto nei macachi. “Le caratteristiche migliorate di CV2CoV rispetto a CVnCoV possono tradursi in una maggiore efficacia nell’uomo e sono previsti studi clinici sul vaccino di seconda generazione”, ha concluso il dottor Barouch.