Al processo per l’omicidio di Serena Mollicone riemerge un altro giallo relativo alla vicenda della ragazza scomparsa il 1° giugno 2001 e ritrovata morta due giorni dopo. Riguarda la sparizione di alcuni organi prelevati alla vittima, una vicenda già nota e che forse si spiega con una errata conservazione dei resti dopo che sono stati esaminati una prima volta. Ma l’episodio ha colto l’attenzione della Corte d’Assise di Cassino perché, oltre alle presunte responsabilità dell’allora comandante dei carabinieri Franco Mottola, accusato dell’omicidio insieme alla moglie, al figlio e ad un militare della stessa caserma (mentre un altro risponde di favoreggiamento), deve anche valore le supposte manovre di depistaggio delle indagini da parte dello stesso maresciallo.
«Una volta riesumata la salma della povera Serena avevamo necessità di analizzare anche gli organi che erano stati prelevati nel corso dell’autopsia effettuata qualche giorno dopo il ritrovamento del corpo. Reperti custoditi dal medico legale D’Aloja e che sono misteriosamente spariti», ha raccontato il colonnello dei carabinieri Fabio Imbratta, ufficiale che nel 2016 con il maresciallo Gaetano Evangelista riaprì le indagini sulla 18enne uccisa nei pressi di Arce. «All’appello mancano oltre che la parte inguinale della giovane anche il sopracciglio che, secondo la ricostruzione, avrebbe sbattuto con violenza contro la porta della caserma», ha aggiunto il colonnello in aula, come riportato dal Corriere della Sera.
OMICIDIO SERENA MOLLICONE, LE ALTRE “LACUNE”
La vicenda degli organi prelevati a Serena Mollicone e spariti successivamente è contenuta nell’informativa finale fornita al pm Beatrice Siravo. La scoperta avvenne quanto fu riesumata la salma per la nuova perizia della anatomopatologa Cristina Cattaneo, che sarà presente alla prossima udienza. Mancano anche i referti dell’epoca relativi agli esami che furono eseguiti per verificare se Serena Mollicone avesse subito violenza sessuale. Ci sono delle circostanze relative al delitto che, secondo il Corriere della Sera, rinforzano l’ipotesi della scomparsa «volontaria» dei reperti autoptici.
Il riferimento è alla sparizione anche del registro che doveva annotare l’ingresso di Serena Mollicone in caserma la mattina in cui scomparve. Ci sono poi testimonianze lacunose, se non apertamente reticenti, dei soggetti chiamati in aula a ripercorrere quanto accaduto e i rapporti tra la vittima e il figlio di Franco Mottola. La prima indagine, secondo quanto accertato dai carabinieri, fu condotta omettendo o cambiando dettagli potenzialmente decisivi, come il modello e colore della macchina su cui un teste riferì di aver visto la vittima.